Commento sulla concezione che Cicerone esprime sull’educazione dei giovani nella Pro Caelio (in difesa di Marco Celio)

Al centro della pro Caelio stanno le preoccupazioni suscitate dalla gioventù romana: sempre più sgregolata e propensa al piacere. Cicerone si preoccupa di gustificare i nuovi costumi che la gioventù ha assunto, e che possono sembrare scandalosi solo per coloro che siano rimasti troppo legati ai valori del mos maiorum. Contemporaneamente, si include tra coloro che hanno ancora rispetto per i valori tradizionali, ma sostiene anche che sono ormai superati. Cicerone arriva a proporre alla fine un nuovo tipo di educazione: non più una severa fermezza nei confronti degli adulescentes ma una discreta libertà, a patto che essi non dimentichino alcuni principi fondamentali come il rispetto per il patrimonio proprio e degli altri; l’importante è che il giovane al momento opportuno riesca a mettere un freno agli eccessi giovanili per entrare di fatto nella società. La pedagogia che si discosta dal modello tradizionale è presente anche nelle commedie. Negli Adelphoe di Terenzio compare la figura del padre con un sistema educativo aperto e tollerante nei riguardi del proprio figlio, basato sull’affetto, la comprensione, e volto ad ottenere comportamenti corretti e responsabili.
Cicerone riprende quindi l’evoluzione dell’educazione e del comportamento dei giovani dalla commedia teatrale, non a caso cita alcuni passi proprio dagli Adelphoe. La posizione di Cicerone, però, non intende capovolgere e rinnovare la pedagogia romana, ma si basa su una morale comune, senza proporre metodi e idee rivoluzionarie.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.