Manovre politiche di Clodio contro Milone

Publius Clodius, cum statuisset omni scelere in praecetura vexare rem publicam videretque ita tracta esse comitia anno superiore ut non multos menses praeceturam gerere posset, qui non honoris gradum spectaret, ut celeri, sed et L. Paulum conlegam effugere vellet, singulari virtute civem, et annum integrum ad dilacerandam rem publicam quaereret, subito reliquit annum suum seseque in proximum transtulit, non, ut fit, religione aliqua, sed ut haberet, quod ipse dicebat, ad praeturam gerendam, hoc est ad evertendam rem publicam, plenum annuma tque integrum. Occurrebat ei mancam ac debilem praeturam futuram asse suam consule Milone; eum porro summo consensu populi Romani consulem fieri videbat. Contulit se ad eius competirores, sed ita totam ut petitorem ipse solus etiam invitis illis gubernaret, tota ut comitia suis, ut dictibat, umeris sustineret. Convocabat tribus, se interponebat, Collinam novam dilectu perditissimorumcivium conscribebat. Quanto Clodius plura miscebat, tnto Milo magis in dies convalescebat.

Publio Clodio aveva intenzione in qualità di pretore di perturbare l'ordine pubblico con ogni sorta di angherie; vedeva che l'anno scorso le elezioni andavano per le lunghe, a tal punto che non avrebbe potuto ricoprire la pretura per più di qualche mese; dato che non mirava come tutti gli altri al vertice della carriera, ma desiderava solo evitare di avere per collega Lucio Paolo, cittadino di rara virtù, e tentava di dedicare un anno intero allo smembramento della repubblica, rinunciò immediatamente alla sua candidatura per quell'anno e la rinviò al successivo, non, come capita talvolta, per qualche superstizione, ma per avere a disposizione un anno pieno e completo per la gestione della pretura, come sosteneva lui, ossia – in realtà - per rovesciare l'ordine costituito. Ma si rendeva anche conto che, con Milone console, la sua pretura sarebbe stata monca e fragile; intuiva per l'appunto che questi sarebbe stato eletto console col consenso unanime del popolo romano. Si diede allora a favorire i concorrenti di Milone, ma in modo tale da essere lui solo, anche a loro insaputa, a portare avanti le loro candidature, e a sostenere, come andava ripetendo, sulle proprie spalle l'intera propaganda elettorale. Convocava le tribù, faceva da mediatore, costituiva una seconda Collina, iscrivendovi i cittadini più turbolenti. Quanto più quegli mescolava le carte, tanto più Milone rafforzava di giorno in giorno la sua posizione.
Come quell'individuo, prontissimo ad ogni crimine, si avvide che un uomo tanto valente, tanto ostile a lui, era tanto prossimo al consolato, e comprese che tale esito era stato più volte manifestato non solo nei discorsi, ma anche nelle votazioni del popolo romano, cominciò ad agire pubblicamente e a dichiarare apertamente che Milone andava ucciso.

Nova Lexis 2 Pagina 293 Numero 2

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