Non si chiede un perdono anticipato

Iuste venusteque admodum reprehendisse dicitur Aulum Albinum M. Cato. Albinus, qui cum L. Lucullo consul fuit, res Romanas oratione Graeca scriptitavit.In eius historiae principio scriptum est ad hanc sententiam: neminem suscensere sibi convenire, si quid in his libris parum composite aut minus eleganter scriptum foret; "nam sum" inquit "homo Romanus natus in Latio, Graeca oratio a nobis alienissima est", ideoque veniam gratiamque malae existimationis, si quid esset erratum, postulavit. Ea cum legisset M. Cato: "Ne tu," inquit "Aule, nimium nugator es, cum maluisti culpam deprecari, quam culpa vacare. Nam petere veniam solemus, aut cum inprudentes erravimus aut cum compulsi peccavimus. Tibi," inquit "oro te, quis perpulit, ut id committeres, quod, Priusquam faceres, peteres, ut ignosceretur?". Scriptum hoc est in libro Corneli Nepotis de inlustribus viris XIII.

Si dice che Marco Catone giustamente ed elegantemente riprese A.Albino. Aulo Albino, che fu console insieme a Lucio Lucullo, scrisse le vicende storiche di Roma nella lingua Greca. All'inizio di questa storia è stato scritto che non era bene che qualcuno si adirasse con lui se allora qualcosa fosse stato scritto poco ordinatamente o meno elegantemente. "Infatti sono" disse "un uomo romano, la lingua greca da noi è lontanissima", perciò è evidente che Albino avesse chiesto perdono se qualcosa fosse sbagliata. Marco Catone dopo che lesse ciò disse: "Veramente tu Aulo sei troppo sciocco, poichè hai preferito allontanare la colpa anzicchè attenderla. Infatti siamo soliti chiedere scusa o quando abbiamo sbagliato imprudenti o quando abbiamo sbagliato costretti. ti chiedo - disse- chi ti ha instigato a chiedere che ti fosse perdonato ciò che hai fatto prima d'averlo fatto?". Ciò fu scritto nel XIII libro di Conrnelio Nepote sugli uomini illustri.

Nova Lexis 2 pagina 305 esercizio n.7

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