Imperialismo romano (dalle Historiae, Sallustio)

Namque Romanis cum nationibus, populis, regibus cunctis una et ea vetus causa bellandi est, cupido profunda imperi et divitiarum; qua primo cum rege Macedonum Philippo bellum sumpsere, dum a Carthaginiensibus premebantur amicitiam simulantes. Ei subvenientem Antiochum concessione Asiae per dolum avortere, ac mox fracto Philippo Antiochus omni cis Taurum agro et decem milibus talentorum spoliatus est. Persen deinde, Philippi filium, post multa et varia certamina apud Samothracas deos acceptum in fidem, callidi et repertores perfidiae, quia pacto vitam dederant, insomniis occidere. Eumenen, cuius amicitiam gloriose ostentant, initio prodidere Antiocho, pacis mercedem: post, habitum custodiae agri captivi, sumptibus et contumeliis ex rege miserrumum servorum effecere. Asia ab ipsis obsessa est, postremo Bithyniam Nicomede mortuo diripuere, cum filius Nysa, quam reginam appellaverat, genitus haud dubie esset.

Uno solo infatti e antichissimo è il motivo per cui i Romani fanno guerra a tutti, nazioni, popoli e re: l’insaziabile cupidigia di dominio e di ricchezze; per essa presero dapprima le armi contro Filippo, re dei Macedoni, nonostante gli avessero simulato amicizia ai tempi del pericolo cartaginese. E con la fraudolenta promessa di concessioni in Asia, staccarono da lui Antioco che si accingeva a portargli aiuto, ma subito, sconfitto Filippo, Antioco si vide spogliato di tutto il territorio al di qua del Tauro e di diecimila talenti. Poi fu la volta di Perseo, figlio di Filippo, che questi abili inventori di inganni, dopo numerose e alterne lotte, avevano preso sotto la propria protezione dinanzi agli dèi di Samotracia: poiché gli avevano promesso salva la vita nei patti, lo fecero morire d’insonnia. Eumene poi, della cui amicizia menano superbo vanto, cominciarono col consegnarlo ad Antioco come prezzo della pace: poi, tenendolo in rango di custode del territorio conquistato, a forza di esazioni e di oltraggi lo ridussero, da re che era, al più miserabile degli schiavi. L’Asia fu da loro occupata, e infine, dopo la morte di Nicomede, misero a sacco la Bitinia, nonostante esistesse realmente un figlio del re, nato da quella Nisa a cui egli aveva conferito il titolo di regina.

da Epistula Mitridatis Sallustio

PERSONAGGI DEL MITO

Inter procellarum furorem et scopulorum asperas insidias et gurgitum dolos, antiqui in mari videbant etiam Sirenas.Nam saepe blandae Sirenum voces audiebantur.Cum (quando) blanditiae Sirenum ad nautarum aures pervenerant, nautae remorum et rudentium (delle corde) laborem intermittebant, et naves veloces(veloci, nom. f. plu.) currebant sine gubernatorum cura.Sed Improvidi nautae ad rupes et ad taetram mortem a Sirenibus trahebantur.Nautarum mortuorum (morti, gen. m. plu.) ossa propter Sirenum insidias horrendam fraudem viatoribus monstrabant, sed dulces erant Sirenum voces et multi alii nautae in fraudem incidebant.A Sirenibus etiam animi debilium(deboli, gen. m plu.) sociorum Ulixis allecti sunt; tamen callidus Ithacensis (Di Itaca, nom. m. sing.) dux caros socios subripuit Sirenum fascinationi doloque.


"Tra il furore delle tempeste e le aspre insidie degli scogli e gli inganni dei vortici, gli antichi vedevano in mare anche le sirene.Infatti spesso si sentivano (venivano sentite) le voci piacevoli (carezzevoli)delle sirene.Quando le parole lusinghiere delle sirene arrivavano alle orecchie dei marinai, i marinai interrompevano il lavore dei remi e delle corde, e le navi velo ci correvano senza l'attenzione dei timonieri. Ma gli impavidi marinai erano trascinati alle rupi e ad una tetra morte dalle sirene. Le ossa dei marinai morti mostravano ai viandanti l'orrendo inganno presso le insidie delle sirene, ma le voci delle sirene erano dolci e molti altri marinai cadevano nell'inganno. Anche i deboli animi dei compagni di Ulisse furono attirati dalle sirene;infine l'abile comandante di itaca sottrasse i cari compagni dal fascino delle sirene e dall'inganno."

da nova lexis 1 A-D pagina 162 numero 15

PIRAMO E TISBE

Pyramo et Thisbae,alteri puero pulchro ,alteri formosae puellae,contigua domicilia erant;in hortis erat murus communis domiciliis et in eo rima aperiebatur ;eam soli Pyramus et Thisbe viderunt et per rimam puer cotidiana et occulta colloquia cum puella habebat.Eorum amicitia crescebat et Pyramus et Thisbe coniugium desiderabant,sed eorum familiae nuptiis obstabant.Itaque,nocte,Pyramus et Thisbe e domiciliis excesserunt et oppidi quoque tecta reliquerunt. In eorum domiciliis quaeritur,vocatur,fletur,sed frusta:adulescentuli non reperiunt amplius.
Thisbe velociter per taetras tenebras ad antiquum Nini tumulum prima pervenit et sub alta populo sedit. Ecce venit saeva laena et in unda vicini rivi multam aquam hauriebat;Thisbe laenam lunae radiis aspexit et in obscuram speluncam fugit,sed vestimentum invenit ,id laniavit et sanguine respersit.Interea Pyramus advenit,vestimentum cruentum vidit agnovitque certa vestigia beluae ;is magnopere exterruit ,quod de Thisbes vita desperabat ,et dixit : "Accipe nunc meum animum ;tu vitam amisisti,ego numquam vitam beatam habeo " et in gladium incubit.


Piramo e Tisbe, il primo un bel giovane, l'altra una graziosa fanciulla, abitavano in case vicine; nel giardino c'era un muro comune alle due case e in esso si apriva una fessura; Piramo e Tisbe soli la videro e il giovane, tutti i giorni, parlava di nascosto con la fanciulla attraverso la fessura. La loro amicizia cresceva e Piramo e Tisbe desideravano sposarsi, ma le loro famiglie ostacolavano le nozze. Dunque, di notte, Piramo e Tisbe uscirono dalle loro case e lasciarono anche la loro città. Nelle loro case ci si lamentava, si chiamava, si piangeva, ma invano: i giovani non si trovavano più. Tisbe velocemente giunse per prima attraverso le tenebre all'antica tomba di Nino e si sedette sotto un alto albero. Ecco che giunse una feroce leonessa, e cominciò a bere molta acqua dal fiume vicino; Tisbe vide la leonessa sotto i raggi della luna e fuggì in una grotta oscura, ma perse il velo, e la leonessa lo dilaniò e lo sporcò di sangue. Nel frattempo giunse Piramo, vide il velo sanguinante e riconobbe le orme della bestia; quello si spaventò molto perché disperava della vita di Tisbe , e disse: "Ricevi ora il mio animo; tu hai perso la vita, e io non avrò mai più una vita felice" e si accasciò sulla sua spada.

DA NOVA LEXIS 1 A-D PAGINA 151 NUMERO 2

HISTORIA SUPER LIBRIS SIBYLLINIS AC DE TARQUINIO SUPERBO

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In antiquis annalibus memoria super libris Sibyllinis haec prodita est. Anicula hospita atque incognita ad Tarquinium Superbum venit et novem libros portavit; eos putabat divina oracula et vendere desiderabat. Tarquinius pretium quaesivit. Illa nimium atque immensum pretium poposcit; in regia aula ridebatur et strepebatur, de feminae insania dicebatur; Tarquinius quoque aniculam derisit. Tum illa foculum coram apponit, tres libros deurit et libris reliquis idem pretium petit. Sed tarquinius propter feminae postulatum multo magis risit et dixit: "Anicula,tu iam procul dubio deliras!" Femina ibidem stati tres alios libros exussit atque ipsum pretium denuo placide rogavit. Ille vultu iam serio atque attento animo feminae constantiam confidentiamque non contemnit et libros tres reliquos emit bihilo minore pretio. Sed ea tunc a Tarquinio discessit et postea numquam visa est. Libri tres in sacrarium conditi sunt et "Sibyllini" appellati; ad eos quasi ad oraculum quindecimviri veniunt, cum di publice consuluntur.

Negli antichi annali è rivelata la memoria ai libri Sibillini. Una vecchietta venne ospite a Tarquinio il Superbo e portò nove libri, li riteneva oracoli divini e desiderava venderli. Tarquinio chiese il corrispettivo valore. Quella pretese molto e immensamente il loro valore; nel cortile della reggia rideva e mormorava a proposito, la donna diceva in follia; Tarquinio derise la vecchietta allora quella pose un fuoco dinanzi a lui e bruciò tre libri ed ai libri rimanenti chiese lo stesso prezzo. Ma Tarquinio vicino alla richiesta della donna rise molto più e disse:”Vecchia tu ora deliri senza dubbio!” la donna nello stesso luogo con calma bruciò altri tre libri e chiese nuovamente con calma lo stesso prezzo. Quello con il volto serio e con l’animo fermo non sottovalutò la costanza e fiducia della donna che chiese dei tre libri rimanenti lo stesso prezzo. Ma ella allora si allontanò da Tarquinio e poi non venne mai più vista. I tre libri sono conservati nel sacrario e sono chiamati “Sibillini”; essi sono quasi un oracolo e i quindici viri arrivano quando sono di pubblica consultazione.

da nova lexis 1 A-D pagina 151 numero 1

LE TERME A ROMA

Inter alia multaque aedificia publica Romae fuerunt plurimae et celebratae thermae. As thermas multi,patricii et plebeii,conveniebant et ibi multa negotia etiam conficiebant.In thermis Romani incolaenom solum lavabantur sed etiam in ludis gymnicis se exercebant;praeterea in thermis cum amicis disputabatur. Thermis varia loca erant ;in frigidario frigida aqua perfundebatur,in calidario autem calida aqaua adhibebatur;in tepidario,denique,inter frigidum et calidum balineum brevider consistebatur.Saepe in thermis Romani antiqui etiam natatorias et palaestras inveniebant.Antiquae thermae modestae et pervae fuerunt;post augustum Romanis sumptuosao,amplae et exquisitae thermae fuerunt; inter alias thermas magnificae et clarae fuerunt augustanae,quas Caracalla aedificavit apud Aventinum.

Tra gli altri e molti edifici pubblici a roma vi furono molte e celebrate terme. Molti, patrizi e plebei, venivano alle terme e qui sbrigavano molti affari. Nelle terme i romani non si lavavano solamente ma anche si esercitavano negli esercizi ginnici, inoltre discutevano con gli amici nelle terme. Nelle terme vi erano vari luoghi: nel frigidario scorreva l 'acqua fredda, nel calidario invece scorreva l'acqua calda, nel tiepidario, infine, si restava brevemente tra il freddo e il caldo. Spesso nelle terme i romani antichi anche trovavano palestre e natatorias. Le antiche terme furono piccole e modeste , dopo Augusto ai romani furono terme lussuose, amplie e belle, tra le altre terme furono magnifiche e famose quelle augustane, che costruì Caracallo presso l'aventino.

da nova lexis 1 A-D pagina 150 numero 11

I CENTAURI

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Dexameno pulchra filia erat; puellae nomen fuit Deianira. Hercules, cum in hospitum ad Dexamenum regem venit eiusque filiam Deianiram devirginavit, suam sponsam facere promisit; post Herculis discessum Eurytion centaurus, Ixionis et Nubis filius, petit Deianiram sponsam. Dexamenus centauri violentiam et ei filiam sponsam dedit. Ad nuptias centaurus cum fratribus suis venit. Hercules intervenit et centaurum interfecit, suam speratam abduxit. Item aliis in nuptiis, cum Pirithus Hippodamiam Adrasti filiam sponsam duxit, vino pleni centauri rapere feminas Lapithis desiderabant; eos centauri interfecerunt, ab ipsis necati sunt.

Dessameno aveva una bella figlia; il nome della fanciulla fu Deianira. Ercole, quando venì come ospite dal re Dessameno e deflorò sua figlia Deianira , promise di sposarla; il centauro Eurizione, figlio di Issone e Nuvola, dopo la partenza di Ercole, chiede in sposa Deianira. Dessameno temeva la violenza del centauro e a lui diede in sposa la figlia. Alle nozze venne il centauro con i suoi fratelli. Ercole intervenne e uccise il centauro, trascinò via la sua fidanzata. Così in altre nozze, quando Piritoo diede in sposa la figlia Ippodamia ad Adrasto, i centauri pieni di vino desideravano portare via la donna a Lapita; distrussero i centauri, da quegli stessi vennero uccisi.

da nova lexis 1 A-D pagina 149 numero 10

DE SERVORUM VITA

Apud antiquos Romanos in familia servorum vita misera et ardua erat; eorum vita ex arbitrio domini pendebat et servo varia officia tribuebantur. Romani autem cotidianam cum servis vitam ignominiosam putabant. Seneca tamen, clarus philosophus, ita scripsit: "Servi sunt, immo viri et etiam amici nobis! Tu igitur, domine, humane tuos servos tracta!" Romani magnum numerum servorum habuerunt; nam propter secunda balla plurimi captivi Romam ducti sunt et servi adhibebantur. Saepe doctis servis liberorum disciplina tribuebantur et multi domini cum suis servis cenabant. Fortuito, aliquando, ei ob merita et erga dominos beneficia liberabantur.

Presso gli antichi Romani nelle famiglie dei servi la vita era misera e difficile, la loro vita dipendeva dalle scelte del padrone e dagli incarichi diversi che erano affidati al servo. I Romani tuttavia reputavano la vita quotidiana con i sevi ignobile. Seneca invece, famoso filosofo, così scrisse: " I servi sono, addirittura uomini e nostri amici! Tu dunque, o signore, tratta bene i tuoi servi!" I Romani hanno un gran numero di servi; infatti a causa della favorevole molti sono condotti a roma come prigionieri e sono usati come servi. Spesso la disciplina dei figli è affidata a servi dotti e molti signori cenavano con i loro servi. Casualmente, a volte, per il loro meriti e le opere erano liberati.

Nova lexis 1 A-D pag 145 numero 11

CESARE E CATONE A CONFRONTO: IL PUNTO DI VISTA DI SALLUSTIO

Igitur eis genus, aetas, eloquentia, prope aequalia fuere; magnitudo animi par, item gloria, sed alia alii. Caesar beneficiis ac munificentia magnus habebatur, integritate vitae Cato. Ille mansuetudine et misericordia clarus factus, huic severitas dignitatem addiderat. Caesar dando, sublevando, ignoscendo, Cato nihil largiundo gloriam adeptus est. In altero miseris perfugium erat, in altero malis pernicies. Illius facilitas, huius constantia laudabatur. Postremo Caesar in animum induxerat laborare, vigilare, negotiis amicorum intentus sua neglegere, nihil denegare quod dono dignum esset; sibi magnum imperium, exercitum bellum novum exoptabat ubi virtus enitescere posset. At Catoni studium modestiae, decoris, sed maxume severitatis erat. Non divitiis cum divite neque factione cum factioso, sed cum strenuo virtute, cum modesto pudore, cum innocente abstinentia certabat. Esse quam videri bonus malebat; ita, quo minus petebat gloriam, eo magis illum assequebatur.

Quindi ebbero stirpe, età ed eloquenza quasi uguali; identica la grandezza d'animo e la gloria, ma di natura diversa nelle altre cose. Cesare era considerato grande per i benefici e la generosità, Catone invece per l'integrità di vità. Quello divenne famoso per la clemenza e la misericordia, questo per il dignitoso rigore. Cesare conseguì la gloria col dare, con l'aiutare, con il perdonare, Catone con il concedere niente a nessuno. Nell'uno vi era il rifugio per i miseri, nell'altro la rovina per i malvagi; di quello era lodata la condiscendenza, di questo l'inflessibilità. Insomma, Cesare si era proposto di adoperarsi, di vigilare, e, intento negli affari degli amici, di dimenticare i suoi e di non rifiutare niente che fosse degno di dono; per sé desiderava un grande potere, un esercito, una nuova guerra dove la (sua) virtù potesse risplendere. Al contrario Catone era incline alla giusta misura, al decoro, ma soprattutto all'inflessibilità. Non combatteva con i ricchi in ricchezza, né in faziosità con il fazioso, ma in valore con il coraggioso, in pudore con il modesto, in probità con l'onesto. Preferiva essere giusto più che sembrarlo; e così, quanto meno ricercava la gloria, tanto più la gloria lo seguiva.
TRIA pagina 349 numero t5
De Catilinae Coniuratione Sallustio

Triptolemus

Cum Ceres Proserpinam filiam suam quaerebat, devenit ad Eleusinum regem; regis uxor Cothonea puerum Triptolemum pepererat, deaque se nutricem simulavit. Deam regina libens nutricem filio suo recepit. Ceres quia desiderabat alumnum suum immortalem reddere, interdiu lacte divino alebat, noctu clam in igne obruebat.Itaque puer singulari modo crescebat; et sic parentes propter pueri admirationem eam observaverunt. Ut Ceres eum in ignem mittebat, pater expavit. Illa ira Eleusinum exanimavit, at Triptolemoalumno suo aeternum beneficium tribuit. Nam plaustrum cum draconibus ei tradidit; cum Triptolemus plaustrum vehebat, orbem terrarum frugibus obsevit. Postquam in patriam pervenit, Triptolemus regnum cepit Cererique sacrum instituit; Cereris sacra Thesmophoria Graece dicuntur.

Mentre cercava sua figlia Proserpina, Cerere giunse presso il re Eleusino, la moglie del quale, Cotonea, aveva partorito un bambino, Trittolemo, ed ella si finse una balia. La regina la accolse volentieri come nutrice per suo figlio. Cerere, volendo rendere il suo discepolo immortale, di giorno lo nutriva con del latte divino, mentre di notte, di nascosto, lo nascondeva nel fuoco. E così cresceva più di quanto erano soliti i mortali; e poiché i genitori si meravigliavano che ciò accadesse in questi termini, la sorvegliarono. Visto che Cerere voleva buttare il bambino nel fuoco, il padre si spaventò. Ella, arrabbiata, uccise Eleusino, mentre concesse al suo discepolo Trittolemo un privilegio eterno. Infatti, per diffondere i frutti, gli consegnò un carro legato a dei dragoni, viaggiando sui quali seminò le messi nel mondo. Dopo essere tornato in patria Celeo ordinò di ucciderlo in cambio di un beneficio. Ma venuto a conoscenza della situazione, per ordine di Cerere, affidò a Trittolemo il regno, che chiamo Eleusino dal nome del padre, e lo stabilì sacro a Cerere, che in lingua greca viene chiamata Tesmoforia.

Nova Lexis Plus Pagina 44 Numero 33

Primi tempi del regno di Romolo

Nobilis Romulus imaginem urbis magis quam urbem fecerat: nam incolae deerant. Erat in proximo vetus lucus; Romulus eum asylum facit, et statim singularis vis hominum collecta est: Latini Tuscique pastores, quidam etiam transmarini: Phryges sub miti Aenea, Arcades sub insigni Evandro duce influxerant. Ita ex variis elementis congregavit potens corpus unum, populumque Romanum insignis rex fecit. Sed omnes viri unius aetatis erant. Itaque quia matrimonia a nationibus finitimis petiverant et non impetrabant, feroci vi ea ceperunt. Simulaverunt ludos equestres; virgines ad spectaculum venerant et praedae fuere.

Il nobile Romolo aveva creato più che una città, l'immagine di una città: infatti gli abitanti non cerano. C'era nelle vicinanze un antico bosco sacro: di questo egli fece un asilo, e subito una straordinaria quantità di uomini vi si radunava: pastori latini ed etruschi, alcuni anche venuti da oltremare, vi affluivano Frigi sotto il mite Enea, Arcadi sotto la nobile guida di Evandro. Così da elementi diversi egli aggregava un unico potente corpo, e da straordinario re formava il popolo romano. Ma erano tutti uomini di una sola generazione. Pertanto, poiché chiedevano donne in mogli dalle popolazioni vicine ma non le ottenevano, si impadronivano di loro con crudele violenza. Simulavano infatti giochi equestri, le vergini venivano allo spettacolo ed erano prede.

Nova Lexis Plus Pagina 44 Numero 32

Famosi re e condottieri di Sparta

Eurysthenes et procles gemini genus ab Heraclidis deducebant; ii primi spartae reges fuerunt. Lycurgus legum lator fuit; eius legibus Lacedaemonii per multos annos oboediverunt. Theopompus et Polydorus reges Messenium bellum gesserunt. Othryades vir bellator Messenio bello tropaeum suo sanguine posuit. Tyrtaeus Messenio bello ex oraculo Apollinis dux ab Atheniensibus per ludibrium missus est; poemate suo militum animos concitavit, itaque tam diuturnum proelium victoria consummabant. Leonidas dux Persicobello cum trecentis Lacedaemoniis apud Thermopylas totam vim Persici belli morte sua ac suorum comminuit. Pausanias Persico bello Mardonium praefectum Xersis cum suis copiis apud Asopum, Boeotiae flumen, debellavit; mox propter proditionis crimen a rege susceptus est et in asylum Minervae confugit et ibi fame confectus est.

Regnarono per primi su Sparta Euristene ed i suoi discendenti, tutti nati da Eraclide. Licurgo fu un famosissimo legislatore: furono rispettosi delle sue leggi per molto tempo i capi della Grecia. Messenio, durante la guerra del Tirteo, mandato come comandante dall'oracolo, rinforzava gli animi dei soldati con le sue poesie. Durante la guerra persiana Leonida dimostrò un notevole coraggio in guerra: egli infatti, insieme ad un piccolo numero di Spartani, evitò la morte a se stesso ed agli altri frenando la forza dei persiani alle Termopili. Pausania in una battaglia a piedi sconfisse le truppe persiane e liberò la Grecia dal loro dominio, mentre tutte le città erano in festa. Ma subito fu accusato di tradimento; richiamato in patria, si nascose nel tempio di Minerva, e lì soffrì la fame. Lisandro, poiché la flotta Attica era bloccata presso il fiume Ego, istituì la guerra del Peloponneso, e vintala, impose trenta tiranni. Agesilao, richiamato in una terra tanto ostile come la Grecia, guadagnò la bontà di Ateniesi e Corinzi, dopodiché, con grande dolore dei soldati greci lasciati in quella battaglia, pianse a lungo né volle più distruggere Corinto, anche se avesse potuto.

Nova Lexis Plus Pagina 43 Numero 31

I mari

Mare universum vocatur Oceanus et undique terras cingit. Oceanus et quattuor regionibus inrumpit in terras : a septentrione vocatur mare Caspium , ab oriente Persicum , a meridie Arabicum , Rubrum et Erythraeum, ad occasum magnum mare vel Atlanticum ; mare commerciis totius generis humani peragratur. Oceanus intrat in fretum Gaditanum inter montes Abinnam et Calpem ob Herculis Columnas, dein latissime simul et longissime effunditur et medium terrarum orbem inundat et nomina adquirit:mare Balearicum , quod Hispaniam adluit;Gallicum , quod Gallias tangit ; Ligusticum , quod Liguribus infunditur ; Tuscum, Tyrrhenum vel inferum , quod dextrum Italiae latus circuit; Hadriaticum, vel superum , quod sinistrum Italiae latus circuit.

Tutto il mare è chiamato oceano, e circonda le terre da ogni parte. L'oceano penetra nelle terre anche in quattro regioni: dalla parte nord si chiama mar Caspio, dalla parte orientale Persico, dalla parte sud Mar Arabico, Mar Rosso e Mar Eritreo mentre ad ovest si chiama o Grande Mare od Oceano Atlantico; il mare è solcato dai traffici commerciali dell'intero genere umano. L'Oceano entra nello stretto di Gibilterra fra i monti Abinna e Calpe attraverso le colonne d'Ercole, poi si espande allo stesso tempo con grandissima larghezza e lunghezza e bagna le terre di mezzo, e prende questi nomi : mare delle Baleari, che bagna la Spagna; mar di Gallia, che tocca le Gallie; Ligure, che bagna il territorio dei Liguri; Tosco, Tirreno o Inferiore, che delimita il lato destro dell'Italia ; Adriatico, o Superiore, che bagna la costa sinistra dell'Italia.

Nova Lexis Plus Pagina 43 Numero 30

Una strana morte

Cum P.Elvius, eques Romanus, a ludis Romanis in Apuliam revertebat, in agro Stellati filia eius virgo, dum equo insidet, fulmine icta exanimataque est; postquam vestimentum deductum est in inguinibus et exserta est lingua, per crures ignis ad os emicuit. Prodigium infamiam virginibus et equestri ordini portendebat, quia equi ornamenta dispersa erant. Virgines Vestales nobiles cum equitibus Romanis incesti poenas pependerunt. Aedes Veneri Verticordiae aedificata est."

Mentre il cavaliere romano Publio Elvio, che era stato ai Ludi Romani, ritornava il Puglia, sua figlia vergine fu colpita e uccisa da un fulmine mentre stava a cavallo: i vestiti erano stati portati via dall'inguine, la bocca era spalancata, come se il fuoco fosse passato attraverso le parti inferiori fino alla bocca. Si interpretò il fatto in questo modo: era stata predetta infamia alle vergini e all'ordine equestre, poiché erano stati dispersi gli ornamenti del cavallo. Nello stesso tempo tre nobilissime vergini Vestali con alcuni cavalieri romani subirono le pene per l'incesto. Fu costruito un tempio a Venere Verticordia.

Nova Lexis Plus Pagina 43 Numero 29

Prodigi nell'anno di morte di Tiberio Gracco

Antequam Tiberius Gracchus occisus est, plebis tribunus tristia neglexit omina; cum in suis aedibus et in Capitolio sacrificabat, dira portendebantur et dum e domicilio suo discedit, sinistrum ad limen pedem offendit et decuissit pollicem, et corvi fragmentum tegulae ante pedes eius proiecerunt ex stillicidio. In lacu Romano lacte rivi manaverunt. Lunae terra ingenti spatio in profundum descendit et mox de caverna lacum reddidit. Ardeae terra pluit. Minturnis lupus vigilem laniavit et inter tumultum effugit. Romae bubo et alia avis ignota visa est. In aede Iunonis Reginae, cum clausae erant per biduum valvae, infantis vox audita. Scuta novo sanguine maculata sunt. Puella quadrupes exstitit. In Agro Ferentino androgynus genitus est et in flumen deiectus. Virgines tres novenae cecinerunt et urbem lustraverunt.

Prima dell'uccisione di Tiberio Gracco (lett.prima che Tiberio Gracco fu ucciso), come tribuno della plebe trascurò tutte le cose funeste; quando faceva sacrifici nella sua abitazione e sul Campidoglio, si preannunciavano cose terribili e mentre si allontanava da casa sua, colpì il piede sinistro sulla soglia e sbatté l'alluce, e dei corvi gettarono dal tetto un frammento di tegola davanti ai piedi di quello dopo una pioggerella. In un lago romano i corsi d'acqua grondarono di latte.A Luni la terra scese icon grande distanza in profondità e ben presto diede/fece un lago dalla cavità. Ad Ardea piovve terra. A Minturno un lupo sbranò una guardia e in mezzo alla confusione scappò. A Roma furono visti un gufo e un uccello sconosciuti. Nel tempio di Giunone Regina, quando le porte rimanevano chiuse per due giorni, si sentì la voce di un neonato. Gli scudi si macchiarono di sangue recente. Nacque una bambina con quattro piedi. Nell' Agro Ferentino fu generato un androgino e fu gettato in un fiume. Tre gruppi di nove vergini cantarono e purificarono la città.

Nova Lexis Plus Pagina 42 Numero 28

Marsia

Minerva tibias prima ex osse cervino fecit et ad epulum deorum cantabat. Iuno er Venus eam irridebant, quod et caesia erat et buccas inflabat; Minerva in Idam silvam ad fontem venit ibique in aqua suam formam aspexit et vidit eam foedam;unde tibias ibi abiecit et sic dixit: . Satyrus Marsyas,pastor Oeagri filius,eas invenit et sonum suavem faciebat; itaque Apollionem ad citharae cantum in certamen provocavit. Apollo venit et Musas iudices sumpsereunt; iam Marsyas victor discedebat,sed Apollo citharam versabat dulcisique sonus erat; Marsyas tibiis similem sonum facere non poterat. Itaque Apollo vicit Marsyam et ad arborem eum religavit et Scythae tradidit; is cutem ei membratim separavit; reliquum corpus discipulo Olympo spulturae tradidit; e pastoris tristis samguine flumen Marsyas est appellatum.

Minerva, dicono, fu la prima a costruire un flauto con gli ossi di un cervo e si presentò suonandolo al banchetto degli Dèi. Ma Giunone e Venere si misero a prenderla in giro, perché aveva gli occhi cerulei e le gote gonfie; e così, irrisa per la sua musica e il suo aspetto, la Dea giunse a una fonte nel bosco dell’Ida. Qui si vide riflessa nell’acqua mentre suonava e capì che avevano avuto ragione a schernirla, per cui gettò via il flauto e giurò che chiunque l’avesse raccolto avrebbe subìto un castigo terribile. Uno dei Satiri, il pastore Marsia, figlio di Eagro, lo trovò e prese a esercitarsi assiduamente con lo strumento, traendone ogni giorno suoni più dolci, al punto che sfidò Apollo a gareggiare con lui suonando la lira, Apollo accettò; come giudici, scelsero le Muse. Marsia stava vincendo, ma Apollo capovolse la sua cetra e suonò la stessa musica, cosa che Marsia, con il flauto, non riuscì a fare. E così Apollo legò il vinto Marsia a un albero e lo consegnò a uno Scita, che lo scorticò membro dopo membro; poi consegnò ciò che restava del corpo del Satiro al suo discepolo Olimpo, perché lo seppellisse. Il fiume Marsia prende nome dal suo sangue.

Nova Lexis Plus Pagina 40 Numero 27

Fetonte

Phaethon, Solis et Clymenes filius, clam immortalis patris celere plaustrum conscendit et alte a terra est sublatus prae timore decidit in ingenis flumen Eridanum. Iuppiter fulmine infelicem iunvenem percussit, omnia exarsit. Iuppiter, quia omne genus mortalium cum causa interficere desiderabat, omnes undique irrigavit omneque genus mortalium mortem occubit praeter Pyrrham et Deucalionem, At nobiles sorores Phaethontis, quod equos contra immortalis patris voluntatem iunxerant, in arbores populos commutatae sunt.

Fetonte, figlio del Sole e di Climene, poiché di nascosto salì sul carro del padre e fu sollevato pareccio in alto dalla terra, per la paura cadde nel grande fiume Eridano. Dopo che Giove lo colpì con un fulmine, tutto cominciò a bruciare. Giove, per uccidere con un pretesto ogni stirpe dei mortali, fece finta di volerlo spegnere; irrigò i fiumi da ogni parte e ogni stirpe dei mortali incontrò la morte, tranne Pirra e Deucalione. Ma le sorelle di Fetonte, poiché avevano congiunto i cavalli contro la volontà del padre, furono trasformate in pioppi.

Nova Lexis Plus Pagina 40 Numero 26

La descrizione della terra di Ampelio

Clarae insulae in mari nostro sunt: Sicilia, Sardinia, Creta, Cypros, Euboea, Lesbos, Rhodos, Baleares, Ebusus, Corsica, Gades. In Oceano sunt ad orientem Tamprobane, ad occidentem Britannia, ad septentionem Thyle, ad meridiem Insulae Fortunatae; in Aegaeo mari clarae insulae appellantur Cyclades: Delos, Gyaros, Myconos, Andros, Paros, Olearos, Tenos, Cythnos, Melos, Naxos, Donusa; praeter eas Sporades, ceterum clarae, Aegina, Salamina, Coos, Chios, Lemnos, Samothracia; in Ionio mari sunt Echinades, Strophades, Ithaca, Cephallenia, Zacynthos; in Adriatico mari collocantur Crateae insulae, in Siculo Aeoliae, in Gallico Stoechades, in Syrtibus Cercina et Menix.

Nel nostro mare ci sono famose isola: la Sicilia, la Sardegna, Cipro, Eubea, Lesbo, Rodi, le Baleari, Ebuso, la Corsica, Cadice. Nell'Oceano ad oriente ci sono le Taprobane, verso occidente la Britannia, a settentrione Tule, a meridione le Isole Fortunate; nel mare Egeo le belle isole sono chiamate Cicladi: Delo, Giaro, Micono, Andro, Paro, Olearo, Teno, Cito, Melo, Nasso, Donusa; oltre a queste ci sono innumerevoli Sporadi, e tra le altre le più famose sono Egine, Salamina, Coo, Chio, Lemno, Samotracia; nel mar ionio ci sono Echinadi, Strofadi, Itaca, Cafalonia, Zacinto; nel mar Adriatico sono situate le isole Croate Kornati, nel mar siculo le Eolie, nel mar Gallico le Stocadi, nel mar dei Sirti Cercina e Menice

Nova Lexis Plus Pagina 38 Numero 25

La descrizione della terra di Ampelio

Clari montes in orbe terrarum sunt: Caucasus in Scythia, Libanus in Syria, Olympus in Macedonia, Hymettus in Attica, Cithaeron et Helicon in Boetia, Apenninus in Italia, Alpes inter Galliam et Italiam, Pyrenaei inter Galliam et Hispaniam, Atlans in Africa. Clara flumina in orbe terrarum fluunt: Indus, Ganges et Hydaspes in India, Tanais in Scythia, Hermus et Pactolus auriferi, Maeander et Caystrs in Lydia, Cydnus in Cilicia, Simonis et Xanthus in Phrygia, Achelous et Inachus in Epiro, Savus et Danubius in Moesia, Eridanus et Tiberinus in Italia, Timavus in Illyrico, Rhodanus in Gallia, Hiberus et Baetis in Hispania, Nilus in Aegypto, Tigris et Eufrates in Parthia Thenus in Germania.

Nel mondo ci sono monti famosi: Il caucaso in Scizia, Il Libano in Siria, L'Olimpo in Macedonia,l'Imetto in Attica, il Citerone e l'Elicone in Beozia, l'Appennino in Italia, le Alpi tra la Gallia e L'Italia, l'Atlante in Africa. Famsi fiumi scorrono sulla terra: l'Indo, il Gange e l'Idaspe in India, il Tanai in Scizia l'Ermo e il Pactolo ricchi di oro, il Meandro e il Caistro in Lidia, il cidno in Cilicia, il Simoenta e lo Xanto in Frigia, l'Acheloo e l'Inaco in Epiro, il Savo e il Danubio in Mesia, il Po e il Tevere in Italia, Il Timavo nell'Illiria, il Rodano in Gallia, l'Ebro ed il beti in Spagna, il Nilo in Egitto, Il Tigri e l'Eufrate in Persia, il Reno in Germania.

Nova Lexis Plus Pagina 38 Numero 24

La descrizione della terra di Ampelio

Orbis terrarum sub caelo in quattuor regionibus incolitur; unam regionem nos habitamus et in tres partes dividitur, totidemque nomina:Asia, inter Tanain et Nilum, Libya, inter Nilum et Gaditanum sinum; Europa est inter fretum et Tanain. In Asia antiquae gentes sunt: Indi,Seres, Persae, Medi, Parthi, Arabes, Bithyni, Phryges, Cappadoces, Cilies, Syri, Lydi. In Europa multae gentes vivunt: Schythae, Sarmatae, Germani, Daci, Moesi, Thraci, Macedones, Dalmatae, Pannoni, Illyrici, Graeci, Itali, Galli, Spani. In Libya clarae gentes sunt: Aethiopes, Mauri, Numidae, Poeni, Gaetuli, Garamantes, Nasamones, Aegyptii.

Il mondo che è sotto il cielo è abitato in 4 regioni. Una sua parte è quella in cui abitiamo noi; . Il mondo che noi abitiamo si divide in tre parti, e ha altrettanti nomi: Asia, che è tra il Tanai e il Nilo; la Libia, che è tra il Nilo e il golfo gaditano; l'Europa è fra lo stretto e il Tanai. In Asia i popoli più famosi sono: Indi, Seri, Persiani, Medi, Parti, Arabi, Bitini, Frigi, Cappadoci, Cilici, Siri e Lidi. In Europa i popoli più famoisi sono: Sciti, Sarmati, Germani, Daci, Mesi, Traci, Macedoni, Dalmati, Pannoni, Illiri, Spagnoli, Greci, Italici, Galli. In Libia i popoli più famoisi sono: Etiopi, Mauri, Numidi, Punici, Getuli, Garamanti, Nasamoni, Egizi.

Nova Lexis Plus Pagina 37 Numero 23

I primi tre imperatori

Octaviano, quia victoriam placide exercebat, Augusto cognomen erat; Augustus odiciebat imperio raetiam Illyricumque ac pacabat exterorum populorum ferociam nisi GErmaniae; vincebat antonium et post Numam, Ianum claudebat, quia bella quiscebant. Augustus morbo in campano oppido, Nola, consumebantur. Dein Claudius tiberius, quia in Augusti liberos e privigno redigebatur, imperium obtinebat: subdolus et occultus, saepe simulabat; Claudio Tiberio arat ingenium validum, sed post bona initia diende perniciosus erat atque multa cum saevitia puniebat viros integros, suos externosque. Princeps in Capreas insulam se confugiebat; Gaio erat cognomem Caligula, Calugulae per filiam proavus Augustus et familia materna Agrippa, Drusus, avi erant.

A Ottaviano, poichè ottenne placidamente la vittoria, era il cognome di Augusto. Augusto aggiungeva all'impero la Rezia, l'Illirico e placava la ferocia dei popoli stranieri, se non della Germania. Vinceva Antonio e dopo Numa, chiudeva il tempio di Giano, poichè non vi erano guerre. Augusto nella città campana di Nona fu consumato da una malattia. Dopo Claudio Tiberio, poichè era nominato dal patrigno tra i figli di Augusto, ottenne l'impero: subdolo e occulto, spesso fingeva. A Claudio Tiberio era un valido ingegno, ma dopo un buon inizio infine fu dannoso e puniva con grande crudeltà uomini onesti e suoi externos. Dopo Claudio Tiberio fu oppresso da una malattia e da insidie e fu scelto per l'impero Gaio. A Gaio era il soprannome di Claigola. A Caligola Augusto era prozio per mezzo della figlie e la famiglia di Agrippa, Druso erano avi.

Nova Lexis Plus Pagina 34 Numero 22

Una commedia di Plauto

Mosco, mercatori Siculo, erant gemini filii, Sosicles et Menaechmus. Quia ei Menaechmus surreptus est, ob maestitiam Moscus e vita excessit. Nomen surrepticii gemino etiamnunc vivo erat: avus paternus sic eum fecit Menaechmum e Sosicle. Et is germanum, postquam adolevit, quaeritat circum totas oras. Post ad Graecum oppidum, Epidamnum, devenit: in eo oppido erat altus ille surrepticius. Menaechmum oppidi incolae credunt advenam eumque appellant Menaechmum puella, sponsa et socer. Se cognoscunt gemini postremo invicem.

Mosco, mercante siciliano, aveva due figli gemelli, Sosicle e Menecmo. Poichè gli fu sottratto Menecmo, per il dolore mosco morì. Il gemello ancora vivo aveva anche il nome del rapito: il nonno paterno lo fece diventare Menecmo da Sosicle. E lui, una volta cresciuto lo cercò con ansia intorno a tutte le coste. Dopo giunse alla città greca di Epidamno: in quella città c'era quell'altro rapito. Gli abitanti della città credono Menecmo uno straniero e la fidanzata e il suocero lo chiamano menecmo. I gemelli alla fine si riconoscono a vicenda.

Nova Lexis Plus Pagina 34 Numero 21

Prometeo, troppo generoso con gli uomini

Prometheus multa beneficia terrae incolis dedit; quia viris multa dona fecit, Prometheus semper terrarum incolae grati erant. Viri antea a deis focum petebant neque in perpetuum servare sciebant; postea Prometheus in ferula flammam detulit in terras et viris dedit. Quoniam Prometheus ex deorum foco flammam abripuerat, Mercurius Iovis imperio deligavit Prometheum in Caucaso ad saxum clavis ferreis et aquilam apposuit; fera cotidie Promethei membra vorabat et cotidie Promethei membra crescebant. aquilam apposuit; fera cotidie Promethei membra vorabat et cotidie Promethei membra crescebant. Aquilam post multos annos Hercules interfecit et Prometheum liberavit.

Prometeo diede i molti benefici alla terra degli abitanti; poiché procurò molti doni agli uomini, gli abitanti delle terre erano grati sempre a Prometeo. Gli uomini anticamente chiedevano agli dei il fuoco e non sapevano conservarlo iper sempre; in seguito Prometeo inserì in una canna la fiamma e la diede agli uomini in terra. Poiché Prometeo aveva portato via una fiamma dal fuovo degli dei, Mercurio, dietro comando di Giove, legò Prometeo a una rupe nel Caucaso con chiodi di ferro e gli pose accanto un aquila; ogni giorno la bestia divorava le membra di Prometeo e ogni giorno le membra di Prometeo ricrescevano. Dopo molti anni Ercole liberò Prometeo e uccise l’aquila.

Nova Lexis Plus Pagina 33 Numero 19

Pandora

Prometheus Iapeti filius primus viros ex luto finxit. Postea Vulcanus deorum domini impero ex luto feminae simulacrum fecit; quia femineae figurae Minerva animam dedit ceterique dei multa dona dederunt feminam Pandoram nominaverunt; sic caeli terraeque dei primam feminam appellaverunt quoniam Graeca lingua “Pandora” tota dona significat. Pandora data est in coniugium Epimetheo; Pyrrha filia fuit Pandorae et Epimethei; Pyrrha prima vitam humanam habuit.

Prometeo, figlio di Giapete, per primo plasmò gli uomini dal fango. Dopo Vulcano per ordine del signore degli dei plasmò una donna dal fango, Minerva diede l'anima alla figura femminile, gli altri dei diedero molti doni e chiamarono la donna Pandora; così in cielo e in terra gli dei chiamavano la prima donna, poichè nella lingua greca "Pandora" significa tutti i doni. Pandora venne data in sposa a Epimeteo: Pirra fu figlia di Epimeteo e Pandora; Pirra ebbe per prima vita umana.

Nova Lexis Plus Pagina 32 Numero 18

I Tirreni

Tyrrheni etiam Tusci dicti sunt; olim ei piraticam faciebant et Liber in navigium eorum conscendit et eis dixit: Piratae eum ceperunt atque ob formam eum violabant; Acoetes nauta,eos inhibuit, quia iniuriam ab eis acceperat. Liber,quod piratae in proposito permanebant, remos in thyrsos commutavit, vela in pampinos, retinacula in hederam,deinde ferae atque pantherae prosiluerunt nam Libero ferarum imperium est. Piratae feras viderunt et in pelagi undas se praecipitaverunt sed divino consilio et novo prodigio in delphinos transfigurati sunt; unde delphini Tyrrheni appellati sunt et pelago nomen Tyrrhenum est. Solus Acoetes ob clementiam a Libero servatus est.

Tirreni, che in seguito furono chiamati Etruschi, praticavano la pirateria; il padre Libero s'imbarcò ragazzino sulla loro nave e li pregò di portarlo a Nasso; questi lo accolsero, ma, attirati dalla sua bellezza, avevano intenzione di stuprarlo tutti assieme; Acete, il timoniere, li fermò, e per questo dovette subire le loro offese. Come Libero vide che permanevano nel loro intento, trasformò i remi in tirsi, le vele in pampini, le gomene in edera; poi uscirono fuori pantere e leoni. Non appena videro ciò, i pirati, terrorizzati, si gettarono in mare e il Dio lì nel mare li trasformò con un'altra meraviglia: infatti ciascuno che si era tuffato venne trasformato in un delfino; per questa ragione i delfini vennero chiamati Tirreni e il mare venne detto Tirreno. Il numero di questi uomini era dodici: Etalide, Medonte, Licabante, Libide, Ofelte, Mela, Alcimedonte, Epopeo, Ditti, Simone, Acete; quest'ultimo era il timoniere, al quale Libero per misericordia salvò la vita.

Nova Lexis Plus Pagina 32 Numero 17

Libero punisce Licurgo

Lycurgus, Dryantis filius, Liberum de regno fugavit; nam Lycurgus olim dixerat: "Libere,tu non es deus", sed vinum bibit et ebrius feminam violavit, tunc vites (le viti) excidit, quod eis malum medicamentum erat; nam virorum animos ingeniaque immutabant. Quia ei insania a Libero obiecta est, Lycurgus sponsam suam et filium interfecit; eum Liber pantheris obiecit in Rhodope, loco valde edito Thraciae: nam Libero Thraciae imperium erat.

Licurgo, figlio di Driante, scacciò dal regno Libero; infatti Licurgo un tempo aveva detto : "Libero, tu non sei un dio", ma bevve il vino, e ubriaco violentò una donna, allora troncò le viti, poichè per loro erano una cattiva medicina ; infatti esaltava gli animi e le menti degli uomini. Poichè a lui fu rinfacciata la pazzia da Libero, Licurgo uccise la sua sposa e il figlio; Libero lo gettò alle pantere nel Rodope, luogo molto elevato della Tracia : infatti Libero aveva il potere della Tracia.

Nova Lexis Plus Pagina 31 Numero 16

Aracne fa una brutta fine

Dea Minerva pugnam accepit, sed puellam punivit, quia nimia superbia inflata erat. Puella magna peritia pulchram telam texit et amatorias fabulas pinxit; dea, autem, mira industria summoque artificio lina texit et Olympios deos pinxit. Tandem, Aeachne dea peritia victa est: tum Minerva Lydiae puellae operam violenta ira scidit et sic dixit:”Quia insolentiam erga deos et superbiam miseram ostendisti, telas in perpetuum texes!”; statim puellam in araneam vertit.

La dea Minerva accetta la sfida ma punisce la fanciulla, poiché era troppo superba.
La ragazza. Grande esperta, tesseva la bella tela. E la favola amata si avvera. La dea quindi con grande operosità, suprema tesse il lino che gli dei dell’Olimpo predivano; infina Aracne è vinta dalla dea esperta. Allora Minerva alla fanciulla della Lidia con violenza lacera l’opera, e con ira dice:”Poiché mostrasti insolenza verso gli dei la superbia, la tela per sempre tesserai!”; e subito trasforma la ragazza in ragno.

Nova Lexis Plus Pagina 26 Numero 13

Aracne sfida Minerva

Minerva,quia sapientiae dea appellata erat, puellorum matronarumque operis praesidebat dearumque vestimenta texebat. Totius Graeciae puellae Minervam magistram vocabant, sed in Lydia vivebat Arachne, puella superba. Olim nymphae, quoniam puellae Lydiae pulchra lina magnificasque telas viverant, Arachnes operam laudabant et propter texturae peritiam obstupescebant. Puellae nymphae dixerunt:”Minerva magistra tua est, quod magna est tuae operae peritia”. Tum Lydia puella magnam superbiam ostendit et deam ad pugnam lacessivit.

Minerva, poiché era chiamata la dea della sapienza, sedeva davanti a delle ragazze e delle matrone all’opera a tessere il vestito della dea. In tutta la Grecia delle ragazze chiamavano Minerva la maestra, ma nella Lidia viveva Aracne una fanciulla superba. Una volta le ninfe non appena vedevano la bella fanciulla della Lidia con la tela di magnifico lino, lodavano e ammiravano l’opera di Aracne, esperta nell’arte del tessere. Alla ragazza le ninfe dissero:”Minerva è la tua maestra poiché è molto abile”. La ragazza della Lidia mostrò una grande superbia, allora la dea indice una gara.

Nova Lexis Plus Pagina 26 Numero 12

Il ritratto di un nobile

Lucii Catilinae familia clara atque honesta erat; Catilina habebat magnam potentiam et animi et corporis, sed ingenium malum pravumque. Catilinae puero iam bella intestina, rapinae, discordia oppidanorum gratae erant ibique adulescentiam suam exercebat. Catilinae inediam, frigidum, vigiliam miro modo tolerabat. Habebat animum intrepidum, subdolum, varium, falsum simulabat ac verum dissimulabat, alienum adpetebat. Vastus Catilinae animus inmoderata, mira, nimis alta semper cupiebat.

La famiglia di Lucio Catilina era rinomata ed onesta; Catilina aveva grande forza e nell'animo e nel corpo, ma un' indole malvagia e distorta. Già da ragazzo a Catilina erano gradite guerre civili, saccheggi, discordia tra i cittadini e in ciò esercitava la sua adolescenza. Catilina tollerava il digiuno, il freddo, la vigilanza notturna in mirabile modo. Aveva un animo impavido, subdolo, incostante; simulava il falso e nascondeva il vero; assaliva gli stranieri. Il vuoto animo di Catilina desiderava sempre cose smisurate, stupende, troppo alte.

Nova Lexis Plus Pagina 23 Numero 10

Le dee romane: Diana, Vesta, Minerva, Pomona

Diana umbrosarum silvarum dea et pulchrarum nympharum regina a...
... Pomonae agricolae cervas, agnas et capellas in aris sacrificabant.

Diana era considerata dai Romani la dea degli ombrosi boschi e la regina delle belle ninfe, la dea aveva lunghe fracce e agitava le bestie feroci; era chiamata anche regina delle vie. Vesta era la casta dea delle matrone e delle fanciulle; era la protettrice della famiglia e del focolare domestico; Vesta era invocata dalle faciulle e dalle matrone Romane; le donne Romane accendevano il fuoco sugli altari della dea Vesta. Minerva era chiamata dai Romani dea dei sapienti e patrona degli scolari e dei poeti; aveva l'elmo e l'asta; la dea Minerva proteggeva le battaglie. Gli agricoltori sacrificavano a Pomona cerve agnelli e caprette sulle are.

Nova Lexis Plus Pagina 22 Numero 9

La famiglia romana

Terentia femina Romana erat; in Romana familia multae feminae erant;...
...is et Livia, Tullia et Domitia semper ancillarum amicae erunt".

Terenzia era una donna romana; in una famiglia romana c'erano molte donne; Terenzia era la padrona della famiglia; Livia, Tullia e Domizia erano figlie di Terenzia; erano delle belle e care figlie di Terenzia, la padrona della famiglia. Livia e Tullia erano delle piccole fanciulle; anche Domizia era una giovane (piccola) fanciulla. Nella famiglia romana c'erano molte ancelle. Licia, Secunda, Ursula e Meda erano ancelle della padrona (matrona) Terenzia. Le ancelle erano delle serve. Licia era grata alla padrona Terenzia per l'operosità; Secunda e Ursula erano delle belle ancelle; Meda era una serva istruita e sarà sempre cara ai figli di Terenzia. Meda per saggezza e istruzione era maestra dei figli di Terenzia. Terenzia dice: "Le mie serve sono nella mia famiglia; Licia, Secunda e Meda, care ancelle sempre sarete nella mia famiglia! sarete grate ai miei figli e Livia, Tullia e Domizia sempre saranno amiche delle ancelle".

Nova Lexis Plus Pagina 21 Numero 8

La villa romana

Marci et Tulliae villa apud formiam erat,dicebatur etiam fundus...
...us hortus. Servi et ancillae magnam villam curabant et agrum colebant.

La villa di Marco e Tullia era presso Formia, era detta anche tenuta formiana e aveva un orto e un campo. La villa era grande e bella; aveva ampie porte e molte finestre, nell'atrio della villa c'era un grande impluvio; l'impluvio immetteva l'acqua nell'atrio, l'acqua era raccolta in una piccola piscina. Nella villa c'era anche un grande e bel peristilio, si aprivano molte camere sul peristilio. Il padrone di casa e la signora dormivano in ampie camere da letto, invece i servi avevano camere da letto piccole. All'interno del peristilio c'era anche un piccolo orto. I servi e le ancelle coltivavano il campo e si prendevano cura della grande villa.

Nova Lexis Plus Pagina 21 Numero 7
Lectio Facilior  Pagina 18 Numero 7

Vita in villa

Marcus et Tullia in magna villa habitabant. Marcus et Tullia multos...
...ia saepe dicebant: "In villa semper cum liberis vivemus".

Marco e Tullia abitavano in una grande casa. marco e tullia avevano molti figli: Tito, Publio, Aulio e Sestio erano i figli di Marco e Tullia; Terenzia e Tulliola erano le figlie di Marco e Tullia. Marco e Tullia vivevano in una grande cas con i loro figli. Nella bella casa di Marco e Tullia vivevano molti servi; Marco era padrone degli schiavi, Tullia era padrona delle schiave. Anche il nonno e la nonna abitavano nella casa con i loro schiavi. Marco e Tullia amavano la loro casa e lodavano sempre la vita nella casa: infatti, nella casa la vita era sempre serena, beata e lieta; ma la vita a Roma era scomoda, tumultuosa e faticosa e procurava molte preoccuazioni e assidue attività. Marco e Tullia spesso dicevano: "Vivremo sempre nella casa con i figli".

Nova Lexis Plus Pagina 20 Numero 6

Gli dèi romani: Nettuno

Neptunus, clarus Saturni et Rheae filius, firmum pelagi imperium...
...ocabuntur; deo marino rubustus taurus saepe in sacrificiis immolabitur.

Nettuno, famoso figlio di Rea e Saturno, aveva il comando sui mari; era reputato il dio marino padrone e patrono delle acque dell'alto mare e dei rapidi fiumi; Nettuno era portato in giro da un carro marino, il carro era trainato da cavalli marini. Nettuno muoveva e calmava le turbolenze delle tempeste. Erano edificati da Greci e Romani in onore a Nettuno sacri templi e candidi altari sulle isole, sui promontori e nelle grotte marine, venivano collocate nello stadio e nel circo belle statue del dio; al dio marino si immolava spesso in sacrificio un grosso toro.

Nova Lexis Plus Pagina 18 Numero 5

IL DISCORSO DI UN CONSOLE

Romani, multa mihi pericula,multa adversa fuerunt; eorum alia toleravi, alia reppuli deorum auxiliis et virtute mea; in periculis numquam animus negotio defiut malae secundaeque res imperium, non ingenium mihi mutabant. At contra in miseriis cuncta me cum fortuna desuerant. Nam, si parricida vestri sum et deos meos patriamque et summum imperium sordida habeo, nullum supplicium poena nihi satis erit.

O Romani, furono a me molti pericoli, molte circostanze sfavorevoli; alcune di quelle le ho sopportate, altre le ho cacciate con l'aiuto degli dei e per mia virtù, nei pericoli mai l'animo è mancato al dovere e nelle situazioni avverse non mutava il potere, non a me il senno. Ma al contrario nelle miserie ogni cosa mi aveva abbandonato con la fortuna. Infatti, se sono il vostro parricida e ho i miei dei e la patria e il sommo impero, nessun supplizio sarà a me abbastanza sufficiente.

nova lexis 1 A-D Pagina 145 Numero 10

Il ritratto di Catilina

V. L. Catilina, nobili genere natus, fuit magna ui et animi et corporis, sed ingenio malo prauoque. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia ciuilis grata fuere, ibique iuuentutem suam exercuit. Corpus patiens inediae, algoris, uigiliae supra quam cuiquam credibile est. Animus audax, subdolus, uarius, cuius rei lubet simulator ac dissimulator, alieni adpetens sui profusus, ardens in cupiditatibus; satis eloquentiae, sapientiae parum. Vastus animus inmoderata, incredibilia, nimis alta semper cupiebat. Hunc post dominationem L. Sullae lubido maxuma inuaserat rei publicae capiundae; neque id quibus modis adsequeretur, dum sibi regnum pararet, quicquam pensi habebat. Agitabatur magis magisque in dies animus ferox inopia rei familiaris et conscientia scelerum, quae utraque iis artibus auxerat, quas supra memoraui. Incitabant praeterea corrupti ciuitatis mores, quos pessuma ac diuorsa inter se mala, luxuria atque auaritia, uexabant.

L. Catilina, nato di nobile stirpe, fu di grande vigore d'animo e di membra, ma d'ingegno malvagio e vizioso. Fin dalla prima giovinezza gli piacquero guerre intestine, stragi, rapine, discordie civili, e in esse spese tutta la sua gioventù. Il corpo resistente alla fame, al gelo, alle veglie oltre ogni immaginazione. Animo temerario, subdolo, mutevole, simulatore e dissimulatore di qualsivoglia cosa, avido dell'altrui, prodigo del suo, ardente nelle cupidigie, facile di parola, niente saggezza. Spirito vasto, anelava sempre alle cose smisurate, al fantastico, all'immenso. Dopo la dominazione di L. Silla, era stato invaso da una sfrenata cupidigia d'impadronirsi del potere, senza farsi scrupolo della scelta dei mezzi pur di procurarsi il regno. Sempre di più, di giorno in giorno quell'animo fiero era agitato dalla povertà del patrimonio e dal rimorso dei delitti, entrambi accresciuti dai vizi sopra ricordati. Lo incitavano, inoltre, i costumi d'una cittadinanza corrotta, tormentata da due mali funesti e fra loro discordi, il lusso e l'avidità.

De Catilinae Coniuratione V

Il ritratto di Sempronia

Sed in iis erat Sempronia, quae multa saepe uirilis audaciae facinora commiserat. Haec mulier genere atque forma, praeterea uiro liberis satis fortunata fuit; litteris Graecis, Latinis docta, psallere saltare elegantius quam necesse est probae, multa alia, quae instrumenta luxuriae sunt. Sed ei cariora semper omnia quam decus atque pudicitia fuit; pecuniaean famae minus parceret, haud facile discerneres; lubido sic accensa, ut saepius peteret uiros quam peteretur. Sed ea saepe antehac fidem prodiderat, creditum abiurauerat, caedis conscia fuerat: luxuria atque inopia praeceps abierat. Verum ingenium aius haud absurdum: posse uersus facere, iocum mouere, sermone uti uel modesto uel molli uel procaci; prorsus multae facetiae multusque lepos inerat.

Ma si trovava fra loro Sempronia, che spesso aveva compiuto imprese degne dell’audacia maschile. Questa donna fu fortunata per stirpe e bellezza, ed inoltre per marito e per figli; istruita nelle lettere latine e greche sapeva cantare e ballare con troppa raffinatezza rispetto a quanto si conveniente ad una donna di buoni costumi, conosceva molti altri espedienti che sono mezzi di licenziosità; ma le fu caro tutto più che la decenza e al pudicizia; si sarebbe potuto distinguere facilmente se avesse meno riguardo per il denaro o per la reputazione; era così presa dalla passione amorosa da cercare gli uomini più spesso di quanto non ne venisse cercata. Ma ella prima di allora aveva mancato spesso alla promessa fatta, aveva negato con un falso giuramento di aver ricevuto del denaro in prestito, era stata complice di assassinio: era caduta molto in basso per la sfrenatezza e la mancanza di denaro. La sua intelligenza, però, non era limitata: sapeva comporre versi di poesia e far ridere, usare un tono modesto, insinuante o provocante; insomma era dotata di molte arguzie e di molto spirito.

De Catilinae Coniuratione XXV

DUE EPITAFFI

INIZIO = Hospes, quod dico paulum est, asta ac pellege . Hic est sepulcrum...


FINE= ...Iniuriam feci nulli officia feci multis. Bene vive propera hic venies.




Passante, quel che dico è poco; fermati e leggi.
Qui c'è il sepolcro non bello di una bella donna.
I suo genitori la cchiamano Claudia.
Ella amò suo marito con tutto il suo cuore.
Ebbe due figli: di questi uno
Lo lascia sulla terra, l'altro lo pone sotto terra.
(Claudia era) di parola arguta e di portamento distinto.
Custodì la sua casa, filò la lana. Ho detto (tutto). (...)

nova lexis 1 A-D Pagina 137 Numero 2

Gli dèi romani: Mercurio

Primus deorum apud Romanos erat Uranus, dominus universi mundi;...
...uvencas non recuperabat; praeterea Mercurius primam lyram construebat.

Tra i romani il primo degli dei era urano, signore di tutto il mondo; urano e terra generavano saturno. dopo saturno aveva principio il regno di giove, signore degli dei e degli uomini. mercurio, figlio del signore dei cieli e delle terre e di maia, era considerato dio dell'astuzia e nunzio degli dei dagli antichi romani e dagli antichi greci; anche dio del commercio, dell'eloquenza e di molti lavori ed era chiamato difensore delle strade. mercurio era molto astuto e preparava molti astuti piani. piccolo, rubavala mandria del dio febo e successivamente febo non riaveva in proprio possesso le care vacche; successivamente mercurio costruiva la sua lira.

Nova Lexis Plus Pagina 18 Numero 4

UNA FAMOSA IMPRESA DI ALESSANDRO

Supervenerunt deinde Athenarum legati et sic ab Alexandro petiverunt : " Athenis redde captivos pugnae apud Granicum fluvium ".Alexander respondit: "Ceteros captivos restituam Graciae post Persicum bellum".
Quia Dareus nondum Euphratem fluvium superverat ,Alexander undique totas copias contrahit et per Phrygiam ducit;pervenit ad claram quondam Midae regiam Oppidum appellabatur Gordium .
Alexander oppidum cepit et in Iovis templum intravit.
Vehiculum mirium aspexit:in vehiculo erat iugum multis cum nodis.Incolae Alexandro oraculi responsum manifestum faciebant: "inexplicabile vinculum solve et Asiam capies".Circa Alexandrum erat et Phygum turba et Macedonum.
Alexander nequaquam diu in nodis elaboravit,sed gladio lora rupit et oraculi responsum vel elusit vel implevit.


Arrivarono quindi gli ambasciatori Ateniesi e chieserò questo ad Alessandro: "Restituisci ad Atene i prigionieri di guerra sul fiume Granico". Alessandro rispose: "Restituerò i rimanenti prigionieri alla Grecia dopo la guerra contro la Persia". Poiché Dario non aveva ancora superato il fiume Eufrate, Alessandro tutte le truppe provenienti da ogni dove e le condusse attraverso la Frigia; arrivò quindi alla famosa reggia di Mida: la città si chiamava Gordio. Alessandro conquistò la città ed entrò nel tempio di Giove.
Vide poi uno strano carro: nel carro c'era un giogo con molti nodi. Gli oracoli della città resero chiaro ad Alessandro questo responso: "Sciogli il nodo inscioglibile e conquisterai l'Asia". Intorno ad Alessandro c'erano le masse Frige e Macedoni. Alessandro non si impegnò a lungo con il nodo, ma con la spada le cighie così allo stesso tempo evitò e soddisfece il responso dell'oracolo.

nova lexis 1 A-D PAGINA 137 numero 1

I Romani e i Greci erano politeisti

Apud antiquos Romanos Graecosque multi dei coluntur. A Romanis et Graecis multae hostiae in sacris deorum, Inferorum et Superorum, aris immolantur. In cunctis oppidis et coloniis antiqui Romani et Graeci caeli et terrae deis deabusque magna templa et pulchras aras aedificant et in hortis et fortis statuas at altas columnas collocant. Iudaei autem et Christiani unum deum colunt; Iudaei deo formam humanam non tribuunt, Christiani hostias in dei aris non immolant.

Presso gli antichi romani e greci erano onorati molti dei. Dai Romani e dai Greci molti nemici erano immolati negli altari sacri degli dei, del cielo e dell'oltretomba. In tutte le città e le colonie antiche gli antichi Romani e Greci costruivano grandi templi e bei atari agli dei e alle dee del cielo e della terra e collocavano nei giardini e nelle porte statue ed alte colonne. Invece i giudei e i cristiani onoravano un solo dio; i giudei non davano al dio forma umana, i cristiani non immolavano sacrifici sugli altari del dio.

Nova Lexis Plus Pagina 17 Numero 3

L'Europa

Roma et Italia in europa sunt;sicilia et sardinia primae romae provinciae erant;gallia terra propinqua italiae est; Hispania propinqua galliae est;etiam gallia et hispania antiquae romanae prvinciae erant. graecia in europa est,sed asia finitiam;hispania africae propinqua est. germania finitima galliae est; britannia germaniae propinqua est. galliae,germaniae britanniae incolae animosi erant; britannie incolae feri et inculti erant. graecia autem propter poetas clara erat; athenae et sparta in graecia sunt; multae graeciae coloniae erat. multae sunt europae insulae, britannia insula ampla est,etiam sicilia et sardinia insulae amplae sunt; corsica.creta,melit et euboea insulae sunt,sed melita et euboea parvae sunt.

Roma e l'Italia sono in Europa; la Sicilia e la Sardegna erano le prime provincie di Roma; la Gallia era un terra prossima all'Italia; la Spagna era prossima alla Gallia; anche la Gallia e la Spagna erano antiche provincie di Roma. La Grecia è in Europa, ma all'Asia confinante; la Spagna è prossima all'Africa. La Germania è prossima alla Gallia; la Germania è prossima alla Britannia. Gli abitanti della Gallia, della Germania, della Britannia sono coraggiosi; gli abitanti della Britannia erano feroci e incolti. Anche la Grecia era patria dei poeti; Atene e Sparta sono in Grecia: molte colonie Greche erano in Europa. La Spagna era una terra feconda. Le isole d'Europa sono molte, la Britanni è un'isola ampia; anche la Sicilia e la Sardegna sono isole ampie; la Corsica, Creta, la Melita e l'Eubea sono isole; ma la Melita e l'Eubea sono piccole.

Nova Lexis Plus Pagina 14 Numero 2

L'Italia

Magna Europae paeninsula est Italia, terra laeta et fecunda. In Italia amplae silvae, amenae orae, purae aquae sunt; Italiae incolis frigidae silvarum umbrae et limpidae aquarum undae gratae sunt. Campania, Aemilia, Apulia, Etruria in Italia sunt. Multae in Campania Graecae coloniae sunt: Cumae Graeca clara colonia sunt. In Aemilia, autem, Romae coloniae sunt: Placentia et Mutina Romae coloniae sunt. Clarae sunt Italiae insulae: Sicilia, magna insula, Sardinia, antiqua terra, Corsica et Melita laete insulae Italiae sunt. Italiae terra incolis et advenis amoena et pulchra est.

L’Italia è una grande penisola dell’Europa, terra felice e fertile. In Italia ci sono grandi boschi, coste amene, acque pure; agli abitanti dell’Italia sono gradite le ombre dei boschi freddi e le onde delle acque limpide. La Campania, l’Emilia, l’Apulia, l’Etruria sono in Italia. In Campania ci sono molte colonie greche. Cuma è una famosa colonia greca. In Emilia, poi, ci sono colonie di Roma: Piacenza e Modena sono colonie di Roma. Le isole dell’Italia sono famose: la Sicilia, grande isola, la Sardegna, terra antica, la Corsica e Malta sono floride isole dell’Italia. La terra dell’Italia è amena e bella per gli abitanti e per gli stranieri.

Nova Lexis Plus Pagina 14 Numero 1

AGESILAO CONTRO GLI ATENIESI

Post hoc proelium collectum totum bellum est circa Corinthum ideoque Corinthium est appellatum. Hic una pugna plurimi Athenarum Beotiorumque armati propter Agesilai peritiam ceciderunt et copiae adversariorum debilitatae apparebant; Agesilaus non insolentiam propter victoriae gloriam ostendit, sed Graeciae fortunam deploravit, quod multi validi et strenui viri adversariorum vitio victi erant atque conciderant: namquemultae Graecae copiae deletae erant neque a Graecia supplicium Persiae datum erant. Idem Agesilaus adversarios intra oppidi muros compulerat, sed Corinthum non oppugnavit, quoniam hoc factum flagitiosum putavit: Agesilaus cum suis copiis, enim, ad officium reos redigere debebat, non oppida sumptuosa expugnare Graeciae.

Dopo questo combattimento è unita guerra vicino a corinto e così è chiamata di Corinto. In questa battaglia molti uomini armati degli ateniesi e beozi caddero per la perizia di Agesilao e le truppe degli avversari sempravano debilitare. Agesilao non mostrò insolenza per la gloria della vittoria, ma deplorò la fortuna della grecia, per il fatto che molti validi e valorosi degli avversari erano stati vinti ed erano caduti: infatti molte truppe della grecia erano state distrutte e non era stato dato dalla grecia il supplizio della persia. Lo stesso Agesilao aveva cacciato i nemici entro le mura della città ma non assediò Corinto poichè ritenne questo fatto indegno. Agesilao con le sue truppe infatti doveva redigere i colpevoli al proprio dovere, non espugnare le ricche città della Grecia.

Nova Lexis 1 A-D Pagina 136 Numero 10

Il dio del mare

Neptunus, Saturni et Rheae filius, traditus est deusm dominasque universorum Oceanorum, qui ventis ac procellis imperabat et universarum aquarum imperium cum Aeolo, ventorum dominio, et nymphis dividebat; Neptuni concha ab equis marinis transportabantur:ea per undas celeriter trahebatur. Equi feros oculos atque iubas caeruleas habebant,at a Neptuno semper Habenis firme ducti sunt. Deus nautis saepe apparebat: nautae, senper viventes in pelagi periculis, multis hostiis benevolentiam Neptuni rogabant: etiam sacra templa ei dicata sunt et plerumque in insularum oris aedificata sunt, ubi nautae deum patronum vitae suae orabant. Neptuno sacru erant equus et delphinus et inter plantas pinus.

Nettuno, figlio di Saturno e Rea, si dice che fosse il re e il signore di tutti gli oceani, che governava sui venti e le tempeste e divideva il dominio di tutte le acque con Eolo, signore dei venti, e con le ninfe; la conchiglia di Nettuno era trasportata da cavalli marini : quella era trasportata velocemente attraverso le onde. I cavalli avevano occhi feroci e criniere cerulee, e venivano sempre condotti con fierezza con le briglie da Nettuno. Il dio spesso appariva ai marinai: i marinai che sempre vivevano in pericolo nel mare, chiedevano a causa delle molte vittime la benevolenza di Nettuno: gli vennero dedicati infatti diversi templi e gli venne dedicata anche un'isola dove i marinai pregavano il patrono della loro vita. A Nettuno erano sacri il cavallo, il delfino e tra le piante il pino.

Nova Lexis 1 A-D Pagina 135 Numero 9

UN ' INTERROGAZIONE DI LATINO

Hodie grammaticae magister de vocabulorum declinatione discipulos interrogabit: "Publi, ad mea interrogata responde: Quae sunt casuum vocabula?" "Casuum vocabula sunt: nominativus, genetivus, dativus, accusativus, vocativus, ablativus." "Verbum magistrum in casus declina!" "Verbum magister sic declinatur: nominativo magister, genetio magistri, dativo magistro, accusativo magistrum, ablativo magistro; pluraliter nominativo magistri, genitivo magistrorum, dativo magistris, accusativo magistros, vocativo magistri, ablativo magistris." "Marce, Publius unum casum praetermisit: condiscipulum tuum corrige!" "Publius vocativum praetermisit; singolariter magister vocativo magister declinatur." "Marce, Musam, vocabulum feminum, declina!" "Verbum Musa sic declinatur: nominativo Musa, genetivo Musae, dativo Musae, accusativo Musam, vocativo Musa, ablativo Musa; pluraliter nominativo Musae, genetivo Musarum, dativo Musis, accusativo Musas, vocativo Musae, ablativo Musis." "Discipuli, bene respondistis, sed Latinae linguae studiis operam date et antiquos poetas legite.

Oggi il maestro di grammatica interrogherà gli alunni di parole sulla declinazione: "Publio, rispondi alle mie domande: quali sono le parole dei casi?" "Le parole dei casi sono nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo " "Declina nei casi la parola maestro! " "La parola maestro è così declinata: al nominativo maestro, al genitivo del maestro, dativo al maestro, all'accusativo il maestro, all'ablativo con il maestro. Nominativo plurale Maestri, al genitivo dei maestri, al dativo ai maestri, all'accusativo i maestri, al vocativo o maestri, all'ablativo con i maestri." "O Marco, Publio ne ha tralasciato uno solo: correggi il tuo compagno di scuola!" "Publio ha tralasciato il vocativo: il singolare maestro al vocativo è declinato o maestro." "O Marco, declina la parola femminile, Musa! " "La parola Musa si declina così: al nominativo la musa, al genitivo della Musa, al dativo alla Musa, all'accusativo la Musa, al vocativo o Musa, all'ablativo con la Musa; al nominativo plurale le Muse, al genitivo delle Muse, al dativo alle Muse, all'accusativo le Muse, al vocativo o Muse, all'ablativo con le Muse" "O alunni, avete risposto bene, ma datevi da fare con gli studi della lingua latina e leggete gli antichi poeti."

NOVA LEXIS 1 A-D Pagina 129 Numero 9

UN PADRE DA CONSIGLI SUL MESTIERE DA INTRAPRENDERE

Scribarum vitam quondam filiis suis antiquus laudabat: "Scriba sum: vos quoque, pueri, scribae eritis. Beati sine dubio eritis: agricolae enima aut nautae aut poeate aut athletae tam beati quam collegae nostri certe non sunt neque erunt. Nam aridam humum arant agricolae nec semper poma legunt autumno, quod multis pluviis fluvii agros interdum inundant. Magnam praeterea frumeti copiam agricolae domino semper dare debent: itaque non semper i pulchrarum ficorum umbra otio gaudent, sicut a multis poetis scriptum est. Nautae ad longinquam Aegyptum aut Asiam navigare saepe debent inter undas et procellas magnas; interdum etiam cum saevis piratis pugnare debent. Athletae numquam otium habent. Clari poetae multas lauros habet semperque habebunt, sed cibus non datur lauris. Pueri, scribae este: domini vestri negotia curabitis et pecuniam magnam semper habebitis.

Un uomo antico lodava ai suoi figli la vita degli scriba: sono uno scriba, voi, anche, o figli, sarete scriba. Sarete senza dubbio felici: infatti i contadini, i marinai, i poeti, gli atleti non sono nè saranno felici tanto quanto i nostri colleghi. Infatti i contadini arano il campo arido nè sempre in autunno raccolgono i frutti, perchè inondano con molte piogge i campi. I condani devono sempre dare al padrone una grande quantità di frumento: e così non sempre gioiscono nell'ozio per l'ombra di bei fichi, come da molti poeti viene è scritto. I marinai spesso devono navigare verso il lontano egitto o asia tra le onde e grandi tempeste, ogni tanto anche devono combattere con i feroci pirati. Gli atleti non hanno mai ozio. I famosi poeti hanno molti allori e sempre li avranno, ma il cibo non è dato dall'alloro. O fanciulli, siate scribi: curerete gli affari del vostro padrone e avrete sempre grande denaro.

Nova Lexis 1 A-D Pagina 128 Numero 8

ALTRE IMPRESE DI AGESILAO

Hic cum iam in animo habebat discendere in persas, ab ephoris Agesilao nuntius missus est, quoniam bellum athenienses et Boeotii indixerant Lacedaemoniis: Agesilaus magnam fiduciam de belli fortuna habebat, quia validis strenuisque copiis imperabat, sed magna molestiam ostendit et ephorum iussis oboedivit. Agesilaus opulento regno praeposuit bonam famam et institutis patriae paruit. Postquam per Hellespontum copias traiecit, ei Athenienses et Boeotii et alii eorum socii apud Coroneam obstiterunt; Agesilaus aspero proelio totas Athenarum et Boeotiorum copias vicit. Plerique ex fuga se in templum Minervae coniecerant, tamen Agesilaus iram suam frenavit et eos conservavit, quia non solum in Graecia templa deorum sancta habuit, sed etiam adup barbaros pio cum animo simulacra arasque conservavit.

Questo mentre aveva in animo di partire contro i Persiani, fu mandato dagli efori un messaggio a Agesilao, poichè sia gli Ateniesi che i Beoti avevano proclamato guerra agli Spartani. Agesilao aveva grande fiducia sull'esito della guerra, poichè comandava truppe valorose e valide, ma mostrò grande modestia e ubbidì all'ordine degli efori. Agesilao antepose ad un ricchissimo regno la buona fama e obbedì alle istituzioni della patria. Dopo che trasportò le truppe attraverso l'Ellesponto, gli Ateniesi e i Beoti e altri loro alleati lo bloccarono presso Coronea, Agesilao vinse con un aspro combattimento tutte le truppe degli Ateniesi e dei Beoti. Molti fuggiaschi si rifugiarono nel tempio di Minerva, tuttavia Agesilao frenò la sua ira e li salvò, poichè non solo in Grecia i templi degli dei sono sacri, ma conservò anche con animo pio le statue e gli altari presso i barbari.

Nova Lexis 1 A-D Pagina 120 Numero 2

MERCURIO

Mercurius, Maiae filius, magnum imperium habebat et a Romanis Italicisque incolis magnopere cultus est. Cum aliis diis et deabus plerumque in cado vivebat et caelicolum convivia lyrae sono delectabat. Aliquando in terram advolavit, quia deorum nuntius erat et nuntii officia sine mora explebat. Petasum enim et calceos sumebat alarumque auxilio e deorum domicilio celeriter terrarum incolis iussa portabat. Erat etiam deus doli, mercaturae somniorum et pascuorum. Praecipue ab Arcadiae incolis templa atque arae Mercurio erecta sunt et in viarum com Hermae, seu Mercurii signa, exstructae (sunt). Quotannis totius Arcadiae incolae Hennas coronis ornabant. Mercurius dextra caduceum destringebat animasque ad inferna loca ducebat.

Mercurio era il più potente tra gli dei romani: figlio di Maia, viveva nel cielo con altri dei e dee e dilettava con il suono della lira i convivi dei cieli. Una volta volava da solo in terra, poichè era il nunzio degli dei e compiva i doveri di nunzio senza indugio. Infatti usava ali di petaso e calcei e con l'aiuto delle ali velocemente portava in terra gli ordini dal domicilio degli dei. Era anche il dio del , del commercio, dei sogni e dei pascoli. Soprattutto in acradia dagli abitanti erano eretti templi e altari a Mercurio e erano nei delle Erme, o i segnali di Mercurio. Ogni anno gli abitanti di tutta l'arcadia ornavano con corone le erme. Mercurio stringeva nella destra ( un caduceum ) e conduceva le anime all'inferno.

Nova Lexis 1 A-D Pagina 119 Numero 8

Dopo la prima guerra punica

Finivit igitur Punicum bellum post XXIII annos, Romae iam clara gloria erat; itaque, Romani legatos ad Ptolomaeum, Aegypti doinum, miserunt et auxilia promittebant; nam dominus Syrae Antiochus bellum cum Ptolomaeo suscepit. Ptolmaeus gratias Romanis egit, sed auxilia a Romanis non accepit. Iam enim est pugna transacta. Tum, validus dominus Siciliae Hiero ad Romanorum oppidum venit; ibi ludos spectavit et multos modios tritici populo donavit. Tum etiam contra Lingustica oppida intra Italiam bellum gestum est et de Liguriae populis triumphatum est. Anno post de Sardis trimphatum est, et Romani nullum bellum habuerunt.

Quindi finì la guerra punica dopo 23 anni, la fama di Roma era già manifesta; pertanto, i Romani mandarono ambasciatori da Tolomeo, signore dell'Egitto, e promettevano rinforzi; infatti Antioco, signore della Siria, intraprese una guerra contro Tolomeo. Tolomeo ringraziò i Romani, ma non accettò i rinforzi dei Romani. Infatti la battaglia era già finita. Allora, giunse alla fortezza dei Romani Gerone, potente signore della Sicilia; qui guardò i giochi pubblici e donò molti moggi (unità di misura Romana) di frumento al popolo. Si fece ancora guerra contro le fortezze dei Liguri in Italia e si trionfò sul popolo della Liguria. L'anno seguente si trionfò sui Sardi e i Romani non ebbero altre guerre.

nova lexis 1 A-D Pagina 111 Numero 12

Altre vicende di Bacco

A deorum domino Bacchus genitus est et postea pueri disciplina Satyris et nymphis commissa est. Bacchus puer magno gaudio a Satyris et nymphis acceptus est, magna cum cura eruditus et nutritus est. Silenus praesertim magister Bacchum instituit. Multa pulchraque dona sedulis incolis Graeciae et Asiae a Baccho data sunt; deus ,enim, cultas vineas, merum vinum atque gratum frumentum invenit et incolis donavit. Deo Baccho hedera grata et sacra fuit; nam, deus habuit semper secum thyrsum cum hederae foliis. Deus Bacchus amavit etiam multas feras; delphini fuerunt testimonium de fabuloso Bacchi portento. Nautae insani deum Bacchum offenderunt et in catenas coniecerunt, sed deus suo risu mutavit catenas in hederas sarmentaque et nautas in delphinos.

Bacco fu generato dal signore degli dei e in seguito l'educazione del fanciullo fu affidata ai Satiri e alle ninfe. Il piccolo Bacco fu accolto da Satiri e ninfe con grande gioia, fu istruito e nutrito con gran cura. In particolare il maestro Sileno educò Bacco. Molti e bei doni furono dati da Bacco agli operosi abitanti della Grecia e dell'Asia; il dio infatti inventò il culto del vino e del gradito frumento e lo donò agli abitanti. Al dio Bacco era gradita e sacra l'edera, infatti il dio ebbe sempre con sè un tirso con foglie di edera. Il dio Bacco amò anche molte bestie, i delfini furono testimoni del favoloso portento di Bacco. I folli marinai offesero Bacco e lo legarono in catene, il dio col suo riso trasformò le catene in edere e rami e i marinai in delfini.

Nova Lexis 1 A-D Pagina 111 Numero 11

Il dio del vino: Bacco

Bacchus (o) Dionysius iucundus et beneficus deus fuit, magnaque beneficia Graeciae praesertim incolis praebuit: rubri enim vini ac flavi frumenti dona Graeciae oppidanis agricolisque a deo concessa sunt. Ob dei beneficia a viris feminisque multiae hostiae ante Bacchi aras immolate sunt. Grata deo fuerunt sacrificia ferorum aprorum cornigerorumque hircorum. Bacchus aureum plastrum habuit, at non ab equis sed a maculosis pantheris vehebatur. Viri feminaeque non arma, sed typana et taedas destringebant. E Graecia per Aegyptum in Asiam processit, cum parvo numero animosorum virorum et effrenatarum feminarum. Contra stultos superbosque inimicos cruenta bella a Baccho gesta sunt: munita oppida deus expugnavit adversariosque acerbis poeni multavit. In loginqua quoque Indiae loca pervenit: etiam populis grata dona vini ac frumenti concessit.

Bacco o Dionisio fu il giocondo e benevolente dio del vino, e offrì grandi benefici sopratutto agli abitanti della Grecia: furono concessi dal dio agli abitanti e ai contadini della Grecia vini rossi ma anche bianchi. Per il dono del dio, furono immolati molti sacrifici dagli uomini e dalle donne davanti all'altare di Bacco. I sacrifici delle bestie, dei cinghiali, dei caproni e degli animali con le corna furono graditi al dio. Bacco ebbe un carro d'oro, non tirato dai cavalli, bensi da pantere maculate. Gli uomini e le donne stringevano non armi, ma fiaccole e tamburi. Andò dalla Grecia in India attraverso l'Egitto, con un piccolo numero di uomini violenti e vivaci fanciulle. Una violenta guerra fu combattuta da Bacco contro gli stolti e i superbi: il dio espugnò le città fortificate e punì gli avversari con una dura pena. Giunse quindi nei lontani territori dell'India: anche in India concesse al popolo grati doni di vino e frumento.

nova lexis 1 A-D Pagina 110 Numero 10