SOLO IL TEMPO CI APPARTIENE ( Seneca, Epistulae ad Lucilium, 1 )

SOLO IL TEMPO CI APPARTIENE  ( Seneca, Epistulae ad Lucilium, 1 )  da  TRIA pag. 952 T8


Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi, et tempus quod adhuc aut auferebatur aut subripiebatur aut excidebat collige et serva.

Persuade tibi hoc sic esse ut scribo: quaedam tempora eripiuntur nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt. Turpissima tamen est iactura quae per neglegentiam fit. Et si volueris attendere, magna pars vitae elabitur male agentibus, maxima nihil agentibus, tota vita aliud agentibus. Quem mihi dabis qui aliquod pretium tempori ponat, qui diem aestimet, qui intellegat se cotidie mori? In hoc enim fallimur, quod mortem prospicimus: magna pars eius iam praeterit; quidquid aetatis retro est mors tenet. Fac ergo, mi Lucili, quod facere te scribis, omnes horas complectere; sic fiet ut minus ex crastino pendeas, si hodierno manum inieceris. Dum differtur vita transcurrit. Omnia, Lucili, aliena sunt, tempus tantum nostrum est; in huius rei unius fugacis ac lubricae possessionem natura nos misit, ex qua expellit quicumque vult. Et tanta stultitia mortalium est ut quae minima et vilissima sunt, certe reparabilia, imputari sibi cum impetravere patiantur, nemo se iudicet quicquam debere qui tempus accepit, cum interim hoc unum est quod ne gratus quidem potest reddere. Interrogabis fortasse quid ego faciam qui tibi ista praecipio. Fatebor ingenue: quod apud luxuriosum sed diligentem evenit, ratio mihi constat impensae. Non possum dicere nihil perdere, sed quid perdam et quare et quemadmodum dicam; causas paupertatis meae reddam. Sed evenit mihi quod plerisque non suo vitio ad inopiam redactis: omnes ignoscunt, nemo succurrit. Quid ergo est? non puto pauperem cui quantulumcumque superest sat est; tu tamen malo serves tua, et bono tempore incipies. Nam ut visum est maioribus nostris, 'sera parsimonia in fundo est'; non enim tantum minimum in imo sed pessimum remanet. Vale.

Fa così, mio Lucilio, rivendica te a te stesso, cogli e custodisci il tempo che ancora o ti veniva portato via o ti sfuggiva. Persuaditi che sia così come io scrivio:qualche volta ci vengono portati via, a volte ci vengono sottratti di nascosto, a volte scorrono via. Tuttavia la cosa più vergognosa di tutte è quella (la perdita di tempo) che avviene per negligenza. E se vuoi badare, la maggior parte della vita sfugge nel fare male (agendo nel male), nel non (agendo senza) fare niente, tutta la vita a fare altro. Chi mi indicherai che determini qualche prezzo del tempo, dia un valore al giorno, che sappia valutare i costumi quotidiano? In questo invece sbagliamo, poiché guardiamo la morte lontana da noi: la maggior parte (di quella) già sfugge; tutto il tempo (gli anni) dietro li tiene in pugno la morte. Dunque, o mio Lucilio, fa quello che (mi) scrivi di fare già, abbraccia tutte le ore; accada così che tu dipenda meno dal domani, se allungherai la mano sull'oggi mentre si rinvia, la vita se ne va., non lasciarti sfuggire un'ora sola, Se sarai padrone del presente, meno disperderai dall'avvenire. Tutto è di altri, o Lucilio solo il tempo ci appartiene (è nostro): la natura ci ha messi in possesso di questo solo bene, fuggevole e malsicuro e chiunque voglia può privarcene. È la stoltezza dei mortali è così tanta che tollerano che le cose minime e insignificanti, sicuramente compensabili, vengano loro addossate quando capitano, e invece nessuno che ricevette del tempo si reputa di dover qualcosa, quando invece quella è l'unica cosa che nemmeno una persona riconoscente può restituire.
Ti chiederai forse come mi comporti io che ti do questi consigli. Confesserò (te lo dirò) schiettamente: tengo il conto il conto delle mie spese da persona prodiga, ma attenta. Non posso affermare di non perdere niente, ma posso dire ciò che perdo e perché e come. Sono in grado di riferirti le ragioni della mia povertà. Purtroppo mi accade come alla maggior parte di quegli uomini caduti in miseria non per colpa loro: tutti li compatiscono, ma nessuno li soccorre (da loro una mano). E dunque? Non giudico povera una persona alla quale basta quel poco che le rimane; tuttavia è meglio che tu conservi tutti i tuoi beni e comincia a tempo utile. Perché, come è detto dai nostri vecchi "È troppo tardi essere sobri quando ormai si è al fondo". Non rimane infatti una parte più piccola nel fondo ma la peggiore. Stammi bene.

Analisi Proposizioni
fac - princ imperativo morale
vindica - princ
quod..auferebatur.. subripiebatur...excidebat - rel
collige..serva - princ
persuade - princ
esse - infinitiva
ut scribo - princ
eripiuntur - princ
subducuntur - princ
effluunt - princ
est - princ
quae..fit - rel
volueris - princ
elabitur - princ
quem..dabis - int diretta
qui..ponat - rel
qui..aestimet - rel
qui intellegat - rel
se..mori - infinit
(quem..mori è interrogativa retorica)
fallimur - princ
quod..prospicimus - causale
praeterit - princ
tenet - princ
fac - princ
facere - infin
quod..scribis - rel
complectere - princ imperativo
fiet - princ (apodosi)
ut..pendeas - finale
si..inieceris - protasi
dum differtur - temporale
transcurrit - princ
sunt - princ
est - princ
misit - princ
ex..expellit - rel
vult - princ
est - princ
quae..sunt - rel
patiantur - princ
iudicet - princ
quicquam..accepit - rel
est - princ
quod..potest - rel
reddere - infin
interrogabis - princ
faciam - int indir
qui..praecipio - rel
fatebor - princ
quod..evenit - rel
constat - princ
non possum - princ
dicere..perdere - infinitive
perdam - int indir
dicam - princ
reddam - princ
evenit - princ
ignoscunt - princ
succurrit - princ
est - int dirett
puto - princ
cui..superest sat est - rel
malo - princ
serves - finale
incipies - princ
ut visum est -
est - princ
remanet - princ


Figure retoriche
Stile: epigrammatico, brevitas, paratassi per asindeto, termini incisivi, diverso dal Carpe diem oraziano poiché ha un intento morale.
Te tibi, allitterazione
Aut auferebatur.. subripiebatur...excidebat, climax ascendente
Eripiuntur..effluunt, climax collegato ai tre verbi precedenti
Magna,maxima,tota , climax ascendente
Agentibus, ripetuto tre volte in anafora
Ponat..aestimat, verbi che riconducono alla metafora: tempo=denaro
Omnia..aliena sunt..nostrum est, antitesi ribadisce il concetto "Dum differetur..transcurrit"
Ratio..impensae metafora del tempo-denaro
Non puto.. pauperem, ellissi di eum


Contestualizzazione
Con questa esortazione si apre la raccolta delle Epistulae ad Lucilium. Potremmo vedervi la necessità individuale, un desiderio di ritiro, quando la fine dell'attività pubblica e l'approssimarsi della fine della vita stessa consigliavano a Seneca di mettere in pratica l'autàrkeia, che consisteva nel dominare se stessi e nel bastare a se stessi. Seneca vuol indicare che ogni cammino verso la sapienza deve iniziare con la riappropriazione di sé. Il primo passo per prendere il controllo di sé è assumere il controllo del proprio tempo. La lettera contiene delle puntualizzazioni di alcune nozioni come la iactura temporis (perdita di tempo). In queste lettere Seneca vuole evitare il tono trattatistico e vuole richiamare il carattere leggero della lettera. La novità sta nei contenuti cioè argomenti filosofici e principi di vita. Da un punto di vista stilistico è da rilevare il tono rassicurante e quasi affettuoso. Altro aspetto significativo è l'uso dei modelli analogici che rendono visibile l'astrazione del pensiero, inoltre abbiamo l'uso frequente delle sententiae che concentrano in poche parole ricchi principi filosofici

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