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Proposte di pace ad Alessandro

Darius,cum post cladem apud Issum Babyloniam profugisset, per epistulam Alexandrum precatur ut redimendarum captivarum potestatem sibi faciat et in eam rem magnam pecuniam pollicetur.Sed Alexander in pretium capitvarum regnum omne, non pecuniam, petit.Interiecto tempore, aliae epistulae Darii Alexandro redduntur, quibus filiae suae matrimonium et regni portio offertur.Sed Alexander sua (cose già sue)sibi dari rescripsit,iussitque regni arbitria (il destino del regno) victori permittere.Tum, spe pacis amissa,bellum darius reparat et cum quadrigentis milibus peditum et centum milibus equitum obviam vadit Alexandro. In itinere ei nuntiant uxorem eius, captivam Alexandri, decessisse, eiusque mortem illacrimatum Alexandrum exequiasque benigne prosecutum esse.Tunc Darius tertiam epistulam scripsit et gratias egit quod nihil hostile in suos fecerit.Offert deinde maiorem partem regni usque ad flumen Euphratem et alteram filiam uxorem et pro reliquis captivis triginta milia talentirum. Ad haec Alexander respondit supervacanea omnia esse: deditionem Darius pararet.

Dario, essendo fuggito dopo la sconfita presso Isso, invocato per lettera Alessandro affinchè renda a se il potere dei prigionieri (redimendarum) e prometta a quella grande denaro. Ma Alessandro chiese in cambio dei prigionieri tutto il regno non denaro. Passato il tempo, vengono consegate ad Alessandro altre lettere di Dario con cui era offerto le sue figlie in matrimonio e parte del regno. Ma ALessandro riscrisse che gli venivano dato cose già sue, e ordinò di (permittere) al vincitore il destino del regno. Allora persa la speranza di pace, Dario prepara la guerra e va incontro ad Alessandro con centomila cavalieri. Nel viaggio gi annunciano che sua moglie era caduta prigioniera di Alessandro e che (prosecutum esse) la sua morte (illacrimatum) Alessandro e benevolmente le esequie. Allora Dario scrisse la terza lettera e rese grazie perchè non aveva fatto niente di ostile. Offrì poi la maggior parte del regno fino al fiume eufrate e l'altra figlia e per i restanti prigionieri trecentomila talenti. A queste cose Alessandro rispose che tutte le cose erano inutili, Dario la resa.

Nova Officina Pagina 566 Numero 525

Alessandro ubriaco uccide un amico

Alexander sollemni die amicos in convivium convocat, ubi orta inter ebrios rerum a Philippo gestarum mentione praeferre se patri ipse rerumque suarum magnitudinem extollere caelo tenus coepit adsentante maiore convivarum parte. Itaque cum unus e senibus, Clitus, fiducia amicitiae regiae, memoriam Philippi tueretur laudaretque eius res gestas, adeo regem offendit, ut telo a satellite rapto eundem in convivio trucidaverit. Sed postquam satiatus caede animus conquievit et in irae locum successit aestimatio, pigere eum facti coepit. Eodem igitur furore in paenitentiam quo pridem in iram versus mori voluit. Primum in fletus progressus amplecti mortuum, vulnera tractare et confiteri dementiam; denique adreptum telum in se vertit peregissetque facinus, nisi amici intervenissent. Mansit haec voluntas moriendi etiam sequentibus diebus. Accesserat enim paenitentiae nutricis suae, sororis Cliti, recordatio, cuius absentis eum maxime pudebat quod tam foedam illi alimentorum suorum mercedem reddidisset. Ob haec illi quadriduo perseverata inedia est, donec exercitus universi precibus exoratus est, ne ita morte unius doleret, ut universos perderet.

In un giorno solenne Alessandro convoca gli amici ad un banchetto, quando, essendo nato tra gli ubriachi il ricordo delle gesta compiute da Filippo, lui stesso iniziò ad anteporsi al padre con il consenso della maggior parte dei convitati. E quindi quando clito, uno dei vecchi, con fiducia dell'amicizia del re,difendeva la memoria di Filippo e ne lodava le gesta, alessandro si adiro a tal punto, che, tolta una lancia da una guardia, questi lo uccise durante il banchetto.ma Dopo che il suo animo, sazio dall'omicidio, si fu calmato, e al posto dell'ira sopravvenne la stima, iniziò a pentirsi dell'accaduto. Volle dunque morire rivolto verso la penitenza con il medesimo furore di prima verso l’ira. Dapprima ando in lacrime, cominciò ad abbracciare il morto, a toccare le ferite, a confessare la propria pazzia e dopo rivolse verso di sè un dardo afferrato e avrebbe compiuto il misfatto, se non fossero intervenuti gli amici. Questa volontà di morire durò anche nei seguenti giorni. Al rimorso per la propria nutrice si era sommato infatti il ricordo della sorella di Clito, della cui mancanza lui massimamente si vergognava: poiche aveva dato a quello una ricompensa così crudele in cambio dei suoi insegnamenti, Per questo motivo ebbe un'inedia continua per quattro giorni, finché fu supplicato dalle preghiere dell’intero esercito, che lo scongiurava di non dolersi della morte di uno solo, così da perdere tutti gli altri.

Nova Lexis 2 pag 157 esercizio n 8

Un episodio della storia del regno di Siria

Mortuo Syriae rege Antiocho, cum in locum eiusfilius Seleucus successisset, hortante matre, auspicia regni a parricidio coepit; quippe Beronicen (Berenice), novercam (matrigna) suam, sororem Ptolomei, regis Aegypti, cum parvulo fratre ex ea suscepto (generato) interfecit. Quo facinore perpetrato et infamiae maculam subiit et Ptolomei se bello implicuit (coinvolse). Beronice, Seleuci consilio cognito, Daphinae (a Dafhe, villaggio presso Antiochia) se clauserat. Asiae civitates auxilia ei omnes misere. Frater quoque Ptolomeus, peri**** sororis exterritus, relicto regno cum omnibus viribus advolat. Sed Beronice ante adventum auxiliorum, cum vi expugnari non posset, dolo (con un inganno) circumventa trucidatur. Tantum vel illi (a lui, cioè a Seleuco) odium parricidale scelus vel huic (a costui, cioè a Tolomeo) favorem mors sororis attulerat ut universae civitates Ptolomeo se tradiderint (si affidarono). Sed Ptolomeus in Aegyptum domestica (intestina) seditione revocatus est. Posi discessum Ptolomei Seleucus, cum adversus civitates, quae ad Aegypti regem transierant, ingentem classem comparasset ut bellum iis inferret, repente, velut diis ipsis (come se gli stessi dèi) parricidium vindicantibus (vendicassero), ora tempestate (burrasca) classem naufragio amittit; nec quicquam illi ex tanto apparatu (imponente apparato militare) praeter nudum corpus et spiritum et pauci naufragii comites superfuit.

Morto il re di siria Antioco, essendo succeduto al suo posto suo figlio Seleuco, per esortazione della madre, prese gli auspici del regno dal parricidio, infatti uccise Berenice, sua matrigna, sorella di Tolemeo, re dell'Egitto con il piccolo fratello generato da quella. Compiuto tale delitto e subì l'onta dell'infamia e coinvolse nella guerra di Tolomeo. Beronice, saputo del piano segreto di Seleuco, si chiuse a Dafne. Tutte le città d'Asia gli mandarono truppe. Il fratello Tolomeo, spaventato per il pericolo della sorella, lasciato il regno (advolo) con tutte le forze. Ma Berenice prima dell'arrivo delle truppe, non potendo espugnarle con la forza, con l'inganno (circumventa) fu trucidata. Tanto a quello l'odio del delitto quando a costui la morte della sorella aveva portato favore che tutte le città si affidarono a Tolomeo.Tolomeo, fu chiamato per una ribellione interna in Egitto. (Posi) Seleuco dell'allontanamento di Tolomeo, avendo preparato una ingente flotta contro le città, che (transierant) il re dell'Egitto per portare a quelle guerra, all'improvviso, come se gli stessi dei vendicassero il parricidio, nella burrasca perse in naufragio la flotta; non sopravvisse niente dell'imponento apparato militare eccetto il nudo corpo e lo spirito e pochi compagni.

da Nova Lexis 2 pag 113 esercizio n 17