Accuse di avidità per Vespasiano

Vespasianum natura cupidum esse tradunt, idque exprobratum esse ei a sene bubulco; is, postquam Vespasianus imperium obtinuerat, libertatem gratuitam suppliciter orabat; sed, quia princeps ei negaverat libertatem, proclamaverat vulpem pilum mutare, non mores. Alii putant principem ad manubias et rapinas necessitate compulsum esse summa aerarii fiscique inopia; nam initio statim principatus Vespasianus dixit quadringenties milies necessaria esse, ut res publica stare posset. Quia scaena Marcelliani theatri restituta erat et dedicabatur, ludis vetera quoque acroamata revocaverat. Apollinari tragoedo quadringenta, Terpno Diodoroque citharoedis ducena, aliis centena, aliis minimum, quadragena sestertia insuper plurimas coronas aureas dedit. Sed et convivabat assidue ac saepius recta et dapsile, ut macellarios adiuvaret. Dabat sicut Saturnalibus viris apophoreta, ita per Kalendas Martias feminis. Et tamen ne sic quidem pristina cupiditatis infamia caruit.

Raccontano che Vespasiano fosse per natura tirchio, e che questo gli fosse stato rimproveraro da un vecchio bifolco; costui, dopo che Vespasiano aveva ottenuto l'impero, pregava di concedergli la libertà senza ricompensa; ma, poiché il principe gli aveva rifiutato la libertà, aveva proclamato che la volpe perde il pelo, ma non il vizio, Altri ritengono che il principi fosse stato per necessità spinto al saccheggio ed alla rapina a causa dell'estrema povertà dell'erario e del fisco; infatti subito, all'inizio del principato, Vespasiano disse che erano necessari quaranta milioni di sesterzi perché lo Stato potesse restare in piedi. Poiché la scena del teatro di Marcello era stata restaurata e veniva dedicata aveva richiamato per i giochi anche vecchi musici. All'attore tragico Apollinare diede quattrocento mila sesterzi, ai citaredi Terpno e Diodoro duecentomila ciascuno, ad altri centomila a testa, ad altri al minimo quarantamila e per di più moltissime corone d'oro. Ma dava anche assiduamente banchetti e piuttosto spesso direttamente e con abbondanza, per dare una mano ai macellai. Come ai Saturnali dava agli uomini doni da portar via, così li dave alle donne per le idi di marzo. E tuttavia neppure così l'antica cattiva nomea di grettezza venne meno.

Nova Lexis Plus Pagina 65 Numero 56

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