L'eruzione del Vesuvio - Parte Seconda


Iam hora diei prima erat, et adhuc dubius et quasi languidus dies erat. Iam quassatis circumiacentibus tectis, quamquam in aperto loco eramus, angusto tamen, magnus et certus ruinae metus erat. Tum demum excedere oppido visum est; sequitur vulgus attonitum, quodque in pavore simile prudentiae est, alienum consilium suo praefert, ingentique agmine abeuntes premit et impellit. Egressi tecta consistimus. Multa ibi miranda vidimus, multas formidines patimur. Nam vehicula quae produci iusseramus, quamquam in planissimo campo erant, in contrarias partes agebantur, ac ne lapidibus quidem fulta in eodem vestigio quiescebant. Praeterea mare in se resorberi et tremore terrae quasi repelli videbamus. Certe processerat litus, multaque animalia maris siccis harenis detinebat. Ab altero latere nubes atra et horrenda, ignei spiritus tortis vibratisque discursibus rupta, in longas flammarum figuras dehiscebat; fulguribus illae et similes et maiores erant.
 Plinio il Giovane, Epistulae 6. 20. 6-9
Traduzione
Il sole era già sorto da un'ora e la luce era ancora incerta e, per così dire, smorta. Poiché le abitazioni circostanti erano ormai danneggiate, anche se eravamo in un luogo all'aperto - però angusto -, grande e fondato era il timore di un crollo. Soltanto allora ci parve opportuno di uscire dalla cittadina; una folla attonita ci viene dietro, e - cosa che nello spavento è simile all'avvedutezza - preferisce l'opinione altrui alla propria, e con la sua enorme ressa ci incalza e ci spinge mentre ci allontaniamo. Una volta usciti dall'abitato, ci fermiamo. Là assistiamo a molti fatti sbalorditivi, ci colpiscono molti particolari agghiaccianti. Infatti i carri che avevamo ordinato di far arrivare, sebbene fossero su una superficie assolutamente pianeggiante, venivano sballottati in direzioni opposte, e non rimanevano fermi nel medesimo posto neppure se venivano bloccati con pietre. Inoltre vedevamo il mare riassorbirsi in se stesso e quasi essere respinto indietro dalle vibrazioni della terra. Senza dubbio la spiaggia era avanzata, e teneva prigionieri nelle sue sabbie asciutte molti animali del mare. Dall'altra parte una nube nera e terrificante, lacerata da un intreccio sinuoso e lampeggiante di vampate di fuoco, si squarciava in fiammate dalla forma allungata; erano simili a fulmini, ma più grandi.

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